PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 23/10/2002
Niente musica dalle finestre
Prendi il tuo fardello
E schiantalo al suolo
Il nero suolo

Nulla, nulla, la nera pioggia
Ha tutto cancellato
Ha tutto fatto uguale
Cosa vedi? Vaga un uomo
Dietro la sua ombra

Nulla, non più niente fino a orizzonte
Su questi sogni acciottolati
S'agitò e morì un'anima un secolo fa
Nessuno più si chiede il suo nome

Le brume del porto abbagliano
L'occhio che si lanci in volo

Nulla, più nulla per questa
Città avara




Senti, i neri demonii cantare là sopra
Dalle guglie e dalle ciminiere
Delle nostre sì basse pene

Senti fremere monotona la pioggia
Battente dei novembri
Sui canali di scolo e sotto le alcove

Quanti delitti sono scorsi sulle piazze
Tuttora il vino malvagio dilaga
Tra le orge, le orge delle cantine

È inverno e il sì grigio pomeriggio
Pure sta silente e va incontro a morte
Sotto l'inutile, inutile marmo di colonne

Senti i neri demonii cantare
Già da là sopra




Il tramonto era rosa e le nuvole
Erano spuma fatata
Contro i tramonti dipinti di Boemia

I gai campanili di questa città
Suonavano di anime
Fin sopra i dolci colli

Di sospiri si affollavano le torri
All'ora dell'occaso
La mattina garrivano bandiere

E la sera gli amori si accendevano
Là basso, come fiammelle
Tra il passare del fiume




Ora di dormire, e ritorna il passante
Ritorna il venditore e pure
Rivedi passare il banchiere
Ciascuno si affretta
Per chi suona questa campana?

Ton, ton, ton, le ore calano
Come fogli di calendario sopra il ponte
Guarda chi non si affretta a casa
Rivoli di topi smuovono le strade
La città con il lume in mano
Sale le antiche scale e i marciapiedi
Il pittore ha mollato le sue tele
E ora corre, corre, corre

Ora di dormire, e io pure
Riporto questa fiaccola
Svilita e ansante entro le mie mura
Per dormire il mio poco sonno

Ancora oggi ha illuminato
Un popolo e ha confuso la sua luce
Con il brusio dei neri lampioni

Ed ora ritorna a me
Traverso le calli e le fogne
Ancora e sempre gravida d'infinità




Il dipintore di sì belle tele
Ha gli occhi lucidi e azzurri
Come i cieli che ha dipinto

Piange sul mio piatto e parla
Nel caffè baldanzoso d'aprile
Parla dei suoi lunghi giorni

Strada, pane nero, camminate
Farsi figlio dell'acciottolata
Ponti, i passanti sbigottiti

Porti, il fiume, lente sere
Ogni tanto il vecchio Chuck passava
Poeti pazzi declamavano ai violini

La gente, la gente perscorreva
E il sonno calava sulle osterie
Tele, colori, il pennello si seccava

I giardinetti ad altri fiorivano
Notti in bianco per poi cogliere
Una disperata lacrima dell'alba

Questo ed altro molte ere fa
Ed ora il vecchio dipintore
Parla sul mio piatto e piange




L'ora color del basalto imprigiona
Ogni suono nel generale frastuono
Là le autostrade ruggiscono
Lavica cascata di cemento e luci

Luci false ed acide che mi hanno ferito
Ora che gli occhi riposo in questo buco

Là fuori, là fuori le torri d'inferno
Hanno fatto dell'orizzonte un incubo
Là fuori si beve sangue e uomini muoiono
Nel fango che la mia tana lambisce

Il fango in cui mi sono mescolato
E che disperato ho irrorato ai miei polmoni
Io che giaccio prono

Fuori, i draghi di metallo gridano sopra paludi
Paludi in cui la morte cola dai rubinetti
Là ove si beve sangue e muoiono uomini
Io pure ho lanciate grida inascoltate

Cieli grigi, quotidiano risciacquo
Rimate con i fuochi degli altiforni ubiqui!
Sopra il mio letto i tetti si contorcono
E io avevo, avevo visto qualcosa
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