Spumeggiavano le tue ciglia
come flutti atlantici
nell'arte bionda
della comunicazione
che gia' il tuo nome sdrucciolo
s'intonava perfettamente
agli abiti marroni.
La colonna sonora di quei giorni
era il meteo che annunciava
piogge millenarie
sui satelliti di Saturno
o fioriture di peschi
alle colline intorno Osaka.
Io voglio essere un cartone
ti dicevo fra i bang e crash e bong
imbarazzanti delle mie giunture
e tu ne avevi l'aura patinata
forse un proibito frutto
guacamole o gazpacho
quando ti vedevo scomparire
oltre l'ambigua linea dell'orizzonte.
Volerti amare non vuol dire
che voglio amarti
cioe'
non esattamente
almeno.
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