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Pubblicata il 10/04/2012
Placido viaggio,
sotto una volta di notturno lucente
verso la casa che attende silente.
Per la Salò dell'infanzia lontana,
per la Padenghe della gioventù passata,
alla Lonato della vita che avanza.

Stasi celeste del blu rapito nel silenzio.
Il nero velato d'invisibile luce
riaschiara la vista
e anche se certa del buio
la mente rivede tenebre azzurre
d'un canto lontano.
Il lago denso abito nero dalle rughe d'argento
riposa adornato dalle luci del paese ancor sveglio.
Gli ulivi dondolano maestose fronde
accarezzanti deserti di polveri oscure
in cui giacciono pietre splendenti.

Anche le mura del castello
nelle loro merlature d'ombra
tremano di luce e gli occhi vedono
che il cuore immagina di sentire
e la mente sente d'immaginare.
E gli alberi e i boschi e i prati di steli infiniti
respirano e vivono il sottile vento,
solitario e fiero nomade del mondo.

Vie di campagna sole
or fredde contengono ancora i raggi del sole.
Nel buio del sereno muto di polveri
si muove paziente la vita in attesa del giorno.
Poi l'indimenticabile astro che guarda dal cielo
si nasconde e poi sorge dalle nubi passeggere.
Candido volto di pallida vita lontana
eppure sempre vicino al pensiero
di chi alza lo sguardo all'infinito.
S'arriva lenti e presto al nido,
e mentre il passo volge al vicolo
di lampioni in cieco vivere,
lo sguardo dona ultimo bacio
alle luci tremule del cimitero.
Là oltre il viale dei cipressi ombrosi
oltre le gradinate dei mausolei silenziosi,
pulsa ancora il tenero occhio
di chi ha amato di chi abbiamo amato.

Queste sono le luci più vive
che intessono le trame della notte.
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