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Pubblicata il 22/10/2002
Il poeta incominciò.
Attaccò l'esperte dita alla cetra e prese
A mandare quel suo suono di chitarrella
Sotto il chiar della Luna

*

Vorrei ben essere un picciolo cane,
Mie signore;
E lieto senza pensare al dimane
Passar l'ore

-Signor, lei mi pare
Non sappia che fare.
Suvvia, dica altro
Più gaio o più scaltro

Ma come mai potrei dire altra cosa
Mirando il rosa
Di vostre tenere bocche?

-Ben mi sta!,
Dico, ma
Dica di cose men sciocche
Di queste deliquescenze barocche

Oh! Mai potranno codeste mie mani
Regger di vostri capelli due ciocche?

-Lei ci guarda con occhi da fame

Mai voleste creder, mie dame
Quanto questo mi suona infame!

-Orsù, vecchio buffone,
Almeno ci canti una canzone

Sappiate quanto mi piacerebbe
Cantare quella
Della vecchia chitarrella
Che tanto plauso ebbe
E che il cantor strimpella
Sotto una stella

-Oh, mie care!
Ancora la mena
Con tal cantilena!
Bisogna scappare

La vita è tal punto
Di sventure carca
Ch'io giunto dove giunto
Fu Calderon de la Barca
E vorrei essere un picciolo cane
E vorrei esser la figlia di Ietro
E sorridervi da dietro
Le verdi persiane...

*

Il poeta morì mill'anni dopo, il cuore
Ancora trafitto da quel colpo
Che alcun gli scagliò
Allora che aveva deposta la lira
E più niuno era a vederlo

Ahi, che fu, che fu?
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