La tempesta già lontana
trascina con sè cupi suoni
d'un passato lontano.
Nel cielo terso limpido specchio
disegnano contorni invisibili
rondini dalle calde voci.

Il vento porta nell'aria
il profumo di ciliegi in risveglio,
il candido bianco di petali volteggianti
che si posano dolci su mani vellutate.
Tra lo smeraldo e di foglie novelle
e il fresco profumo dell'erba perlata di rugiada
s'addormenta placida e assorta la pelle d'un viso.

Ronzii impetuosi scostano il sonno
e gli occhi per un istante s'accecano al sole.
Poi chiaro e nitido il mondo torna ad avanzare
con la veste d'una primavera serena.
Tra i violetti e gli azzurri che fan capolino dal verde,
lo sguardo affoga nello splendere forte e caldo
d'aurei denti dondolanti a fresca brezza giocosa.

E da questo oro fattosi fiore
non vuole allontanarsi il pensiero.
Gioire della natura che fiorisce
il più soave e dolce evento della vita.
Forse sciocco appare chi si diverte a vedere
un fiore così comune, semplice come l'uomo.
Ma la semplicità che vive e sorge col sole
viene sempre lodata e io lodo il fiore del sole.

Disteso vivo il giardino del sole
che col tempo diventerà giardino della luna
quando il vento ballando porterà con sè liberi soffioni
argentei baccelli d'una vita in attesa.