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Pubblicata il 13/03/2012
Mort’ero in sogno e lassù il buon San Pietro
stavami a giudicar già pronto non solo che
accanto m’era un omarino minuto sconosciuto
al par mio pur lui tutto tutto tremante entrambi
in attesa in ginocchio e occhi bassi del giudizio della pena.
Disse e si schiarì la voce il Giudice supremo, vediamo
così poi parlò aprendo i libri nostri dei peccati mancanze
grandi lievi piccole omissioni: “Per la Bontà Divina
alcuni dei primi sian cancellati, delle altre poche
in prescrizione andate quei soliti pensieri mere tentazioni
niente di grave e di particolare, quindi tre secoli
di pene da oggi partendo là v’attende il Purgatorio”.
Poi una postilla trovò per caso nel libro del vicino
che strano caso a lui sfuggito e per lui pure insospettato
rimandava al libro mio con indicato un grosso rosso
segno al punto dei miei strani desideri dei peccati
veniali delle insane improvvise subitanee mormorazioni
e di colpo mutò così il giudizio suo primitivo sentenziando:
Assolvo te umile povero omarino che qui con me all’istante
per l’eternità sempre beato tra i beati rimarrai in Paradiso,
e a me con di più sever parlare tu condannato giù all’Inferno.
Gridai implorai perché perché implorai gridai tal nuova
distinzion mutata perché questa personale benigna preferenza?
Ricordi -San Pietro disse - quel giorno in riva al mare sì
quel mattino, orribile oscena al di fuori di ogni tentazione,
definisti qual sbruffone una giovane fanciulla irridendo
chi poi per caso l’avesse mai sposata soggiungendo
che il povero meschino quello sciagurato avrebbe
dopo morto meritato di certo un posto sicuro in Paradiso,
poi aggiungesti meglio quale pena arso finir di Satana
tra i demoni feroci che subir una simile orrenda tentazione.
Vige saper devi che a discrezione mia sia ogni cent’anni,
non una volta più, a buon fin mandar certi desideri talune
in vita ardenti esclamazioni atti invocati poi qui soddisfare.
Dal sogno uscito e in grande confusione da turbamento preso
tremante in tutto cuore e mente frastornati nel dubbio che
San Pietro nel sogno d’oggi vi scherzasse o meno e nel giorno
poi del giudizio il tutto invece severo vi riconfermasse
qual pentimento estremo in vita ancor essendo oggi
per evitare nel giorno del Giudizio quello vero le fiamme
brucianti ardenti dell’Inferno mi convenga un ratto pentimento:
donna più bella mai quel giorno vidi me stolto che la persi:
in terra perso il Paradiso nella di lei desio come in Inferno
tormentato alla pietas e bontà celeste di San Pietro ecco m’affido.
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bellissima poesia i cui versi, ben scritti, accompagnano una simpatica ironia.
bravissimo rusticus
un caro saluto
ninetta

il 21/03/2012 alle 23:33

Cara Ninetta,

grazie e buona giornata.

salutoni

rusticus

il 22/03/2012 alle 08:40