PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 13/03/2012
Dietro le spalle,
le rughe di mio padre.

Vetrine che ammiccano
con i loro occhi di vetro
lungo le strade che paiono sudare.
Allampanato nel pallore scuro dell’alba,
nel tepore di questi ultimi,
silenziosi,
momenti
di calma.
Il SILENZIO,
per cui i veri poeti
hanno buttato via
litri, poi chilometri, d’inchiostro:
Maledetto,
fottuto
silenzio.

Eppure la città è già zeppa di gente,
sotto le pensiline degli autobus,
sopra i marciapiedi sporchi di chewing-gum della stazione;
e con le facce verdi rischiarate a intermittenza
dalla croce elettrica di una farmacia,
ogni tanto si urtano, si fissano negli occhi,
squittiscono “Scusa”,
e poi con le teste ripiombano nel buio,
e nei nuvoloni di olio fritto che ingrassano la città.
Accendono,
poi si spengono,
gli occhi ancora pieni di paglia;
e le gole tacciono,
più strette tacciono,
le bestemmie ben stipate in fondo ai polmoni,
e i sogni ben sipati in fondo alla notte.
Non ci lasciamo scappare
una parola:
vetrine ordinate,
sgargianti,
dagli occhi di vetro.
Ma chissà quali universi sconnessi
nascondete nei retrobottega.
Quali meraviglie,
quali idee rivoluzionarie…
quali porcate.

E’Tutto chiuso, sigillato,
dentro un cassetto ben stipato di bollette.

Siamo semi sparsi sui sassi.
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