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Pubblicata il 26/01/2012
Non ricordo quando ho iniziato ad esistere,
ricordo solo che una costante di buona parte
della vita è stato un ragazzo di nome Morfeo.
Ci siamo conosciuti al tempo del liceo
per poi separarci all'entrata in università.
Quegli ultimi anni furono fondamentali,
capii il mio ruolo nel mondo,
ma al contempo scoprii la fine del mio amico
la sua distruzione in un vortice di follia.
Gli ultimi ricordi di lui un pugno di lettere
in cui i suoi squilibri si fanno chiari come l'acqua.
"Qui non cambia nulla, la casa è sempre fredda,
la violenza vive e perdura incessantemente,
o caro amico mio, come erano belli i tempi del gaio liceo,
anche se un'ombra aleggiava su me, accanto a te
e nel mio rifugio di sogni letterari
le pene sebravano minori, perdona la brevità,
lo studio mi assorbe, ciao tuo M."
Sembrava essere ancora lucido in questa lettera,
mi son sempre chiesto come....
penso sia stato il ragazzo più forte e fragile
al contempo che abbia mai conosciuto, l'unico.
Il padre che lo pestava con la cinghia ogni giorno
per due ore, solo perchè si proponeva
di insegnargli la durezza del mondo.
La madre nemmeno provava a difenderlo,
terrorizzata da quel marito sposato per interessi genitoriali,
anzi spesso si rivelava più crudele di lui,
rivelando qualunque cosa spostasse l'ira
violenta altrove, anche se finiva su suo figlio.
"L'ho conosciuta finalmente, lei la donna della
mia vita, non è bellissima, ma sa leggermi dentro,
forse anche più di te, non esere geloso.
Menomale che arrivata, iniziavo a deprimermi.
Mio padre da quando ha scoperto che non amo
la giurisprudenza, da lui imposta ricordi,
mi ha tolto i fondi, costringendomi a tornare, a casa.
Sai la prima cosa successa al mio ritorno,
mio papà mi ha chiuso dentro la mia stanza,
tre giorni senza cibi, solo acqua, e ho dovuto
studiare e studiare, altrimenti era pronto
con la cinghia, come quand'ero piccolo.
Che potevo fare andarmene? E come lasciare
mia madre che mi guarda sempre
con quegli occhi, lucidi, penetranti,
quasi invocanti perdono e al tempo stesso
accusatori di non saper fermare la bestia,
dimmi che poetvo fare? Tuo M."
"La tua risposta poco mi ha confortato, sai
che non sono mai stato tanto forte
da scontrarmi con papà, da dire no. Sai ha voluto
conoscerla, Teresa, la ragazza di cui ti ho scritto,
chi pensi le abbia detto di lei!? Ma non sono
arrabbiato, anzi mi ha sorpreso papà, non mi ha
umiliato in alcun modo, era più grabato del solito,
ciò mi ha creato però, più confusione che felicità, credo.
Devo andare ho l'esame domani, ciao tuo M."
Penso che da qeste poche lettere abbiate capito che tipo fosse Morfeo,
e della famiglia in cui era
cresciuto, una gabbia dorata per chi era ospite della casa,
una prigione di ruggine per chi ci viveva.
Ah ecco l'evento che ritengo scatenante della follia successiva.

continua...
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Lettura fresca e piacevole...bravo
attendo il resto
un abbraccio
ninomario

il 26/01/2012 alle 16:38

Grazie infinite, spero gradirari il resto quando sarà pubblicato, mancano due parti.
Un saluto
affetto e abbraccio ricambiato
Andrea.

il 26/01/2012 alle 17:35

errata corrige... tre parti mancano, scusa
un saluto
Andrea.

il 26/01/2012 alle 19:03

azzardo che sei entrambi i protagonisti, ma leggerò il resto, le prigioni incuriosiscono sempre, rich.

il 26/01/2012 alle 22:31

attendo il resto delle prigioni...
ninetta

il 27/01/2012 alle 00:08

Caro Gaudenzio ,ho letto in un baleno
questa piccola pagina di lessico familiare...
Ora aspetto quello successiva.
Un caro saluto.
Dora

il 27/01/2012 alle 15:23

Non sono entrambi i protagonisti, ma per parlarne ed esprimerne emozioni e pensieri devo immedesimarmici.
Buona lettura, un caro saluto
Andrea.

il 28/01/2012 alle 09:49

Oh grazie cara ninetta, sempre gentilissima, spero ti piacerà il continuo, un caro saluto
Andrea.

il 28/01/2012 alle 09:50

Grazie del passaggio, felice del gradimento cara Dora, spero ti piaccia il continuo,buona lettura
un saluto,
Andrea.

il 28/01/2012 alle 09:51

scopro adesso questo tuo racconto poetico....interessante e pieno di simbolismi, a cominciare dal nome di Morfeo, dio della notte e signore delle ombre.
il narratore sembra conoscerlo bene, che sia lo stesso Morfeo che si racconta estraniandosi? mi incuriosisce.......vado a leggere il seguito.
ti abbraccio
eos

il 28/01/2012 alle 21:53

Ottimo intuito, grazie dell'apprezzamento e dalla puntuale analisi.
Buona lettura, spero ti piaccia,
un caro saluto
e abbraccio
Andrea.

il 29/01/2012 alle 16:31