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Pubblicata il 25/01/2012
-Primo fra tutti i nuovi compagni di classe,
i maschi non mi guardavano molto,
risultavo brutta per loro, il seno non c’era,
e il culo era moscio. Questi erano ovviamente
elementi primari per il divertimento sadico
delle mie compagne, che si divertivano
a chiamarmi puttana scaduta, nullità,
patata brufolosa, denti da cavallo. Mia madre non era cambiata,
anzi era peggiorata, quando venne il primo ciclo,
mi disse:
“Cerca di non darla via troppo in fretta, non voglio una zoccola per casa”, poi nel suo tentativo di rimediare:
“Ma d’altronde chi ti toccherebbe, sei grassa, brutta,
e sospetto anche stupida, eppure sei
in terza media, il mondo peggiora ogni anno.”
Quelle parole dette in un momento di paura,
di confusione, e la situazione socio scolastica,
furono il colpo di grazia.
Passavo i giorni a piangere, a cambiare il
mio aspetto in cerca di affermazione,
lo specchio era il mio confidente crudele
in cui rivedevo tutte le malignità scaricatemi addosso.
Vivevo ormai in una prigione d’insulti,
facevo solo ciò che mi era comandato,
per tutti ero un’incapace, ero una mosca sul buffet.
Iniziai a pensare che se mia madre mi odiava,
se i miei compagni mi evitavano, allora era colpa mia,
ero io quella sbagliata, e a ciò bisognava trovare una soluzione,
il peso e l’aspetto prima di tutto.-
Ecco un’altra foto di quel tempo, Ida aprile terza media.
-Mi tinsi i capelli di nero, placcai le unghie di blu,rosso,
variava al giorno.
Ma Come dimagrire in fretta?
Iniziai a mangiare poco, sempre meno, e
se per caso mi trovavo in condizione di dover
assumere cibi me ne liberavo subito dopo.
Erano gli unici elementi della mia vita
che pensavo di poter controllare, sentirsi forte
e saper di poter resistere dal volere mangiare,
impormi di vomitare, tutto un’illusione
di governare me stessa,
aver ripreso in mano la vita, essere libera;
solo più tardi avrei capito che stavo solo
allungando la mia catena.
Persi chili su chili, i primi tempi mia madre
non notò cambiamenti, poi passò a complimenti,
infine tornò agli insulti:
“Guardati sembri una scopa per lavare i bagni,
come ho potuto crescere una figlia così inutile”.
Tutto questo proseguì anche per i primi 4 anni
del liceo, quando durante l’estate prima della quinta
svenni e fui ricoverata in ospedale.
“L’abbiamo presa in tempo” disse il medico a mia madre,
vidi l’espressione di ribrezzo negli occhi di mamma
e io ero tornata ad essere il mostro delle medie.
Il quinto anno lo persi, e lo riguadagnai successivamente.
L'università arrivò, io già mi ero allontanata
da mia madre, e vivevo con un ragazzo,
il primo a cui diedi me stessa
e che seppe vedere in me la mia anima.
Al terzo anno di studi ci lasciammo,
aveva trovato un partito migliore, e insisto sull’un.
Io dovetti tornare da mia madre.
Per lei era la riprova che aveva ragione,
ero una fallita della società,
che faticava per gli studi
e che non sarebbe stata mai in grado
di avere un uomo.
Dopo due anni la mamma morì, consumata dall’alcol
che beveva di nascosto, ma non mi sorprese la notizia.
Adesso vivo la mia vita, ancora nell’incertezza di me,
vado spesso da uno psicologo,
e inizio ad accettarmi di più.
Ho capito che mia madre vedeva in me il suo fallimento di moglie,
e che riversava su me le frustrazioni che la tormentavano,
ero l’unica cosa che le ricordava
ciò che era stata e non era più.
Se l’avessi capito prima l’avrei perdonata per gli anni vissuti.
Vivo con un uomo più grande di me di qualche anno,
che mi aiuta a guarire, sarà amore?
Mettendo via le foto non intendo dimenticare quello che è stato,
perché ricorderò sempre che quella bambina sorridente
prima delle catene, ero, e sono io.
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Credo che sono molte le ragazze che vivono queste
situazioni.Credo che (le prigioni dell'animo -Ida.)
dovrebbe essere letto da milioni di ragazze e non solo,e avere il privilegio di conoscere la persona che ha scritto questa pagina di verità.
Sei grande Andrea:Aldo.

il 25/01/2012 alle 16:41

In un semplice racconto hai toccato molti aspetti della sofferenza umana .bravo
ninetta

il 25/01/2012 alle 18:12

Si, purtroppo sono molte, e tutte per motivi differenti, anche se con delle basi comuni.
Grazie, sei sempre troppo gentile, sono pagine di verità un poco amare, ma esistono.
Grazie, anche tu sei un grande, un saluto
aldo
Andrea.

il 25/01/2012 alle 19:27

Grazie, felice dell'apprezzamento, gentile come sempre la cara ninetta.
un abbraccio,
Andrea.

il 25/01/2012 alle 19:28

Bisogna essere bruchi prima di diventare farfalle..molto toccante e vera..dà emozioni e sensazioni..un abbraccio Snow

il 25/01/2012 alle 20:49

Ah ciao Snow....
hai ragione, e una volta preso il volo risplenderemo di mille colori.
Grazie del gardimeto e delle belle parole, un abbraccio anche a te
Andrea.

il 25/01/2012 alle 22:42

il finale fotografico su tutto, sembra un po' Heimatt, una serie tv tedesca che raccontava di una famiglia e che mostrava sempre le foto di partenza, dire ch'era bella è dir poco, scusa il complimento... sorriso sornione di rich.

il 26/01/2012 alle 00:04

Ah si ho visto un film di quella serie, vero molto bella, intensa...
Grazie del passaggio, dolce e sempre gradito.
Un saluto
Andrea.

il 26/01/2012 alle 17:30

Tutti hanno una sensibilità che li cntraddistingue, anche la tu hai una forte sensibilità, che trasmetti attraverso poesie bellissime con la tua ovvia chiave di lettura.
Un carissimo saluto, grazie del passaggio
Andrea.

il 26/01/2012 alle 17:32

ida sembra la metà del racconto del libro La solitudine dei numeri primi.. che io ho adorato.. vado avanti!

il 23/04/2013 alle 01:49

io quel libro l'ho amato così e così...alla prossima..^^

il 23/04/2013 alle 01:51