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Pubblicata il 16/01/2012
Dondolava
un vischio stanco,
cullato
dal soffice accarezzare del vento.

Piano una bacca,
sfera di vetro ghiacciata,
cadde
nel silenzio del vuoto.

La colse un passero bagnato,
perdendola poi in volo
tra i rami del ciliegio spoglio.
Passa il tempo,
troppo in fretta,
troppo lento.

Già un ramo
spunta a vedere il sole,
fa risplendere bacche invidiose
d'una primavera che s'avvicina.

Passa il vento,
cade nel vuoto una bacca.
Fredda si posa sulla bocca
di te addormentata.

Sconosciuto il sogno
sconosciuto il perchè,
mordi inconsapevole il frutto.
Piano, lenta,
ti trascini in sogni illusori
consumando un bacio di venefica morte.
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Magnifica lettura
grazie
un caro saluto
ninomario

il 16/01/2012 alle 12:03

Grazie a te dell'attenzione e del bel commento, felice del gradimento e di averti sentito,
saluto con affetto
Andrea.

il 16/01/2012 alle 17:59

che bello leggerti! lilli

il 18/02/2013 alle 18:34

grazie è sempre un piacere leggere anche i tuoi lavori, ciao lilli ^^

il 18/02/2013 alle 18:44

Magnifico... una via di mezzo fra un racconto e una favola...comunque sia incantevole lettura. Sei proprio bravo Andrea...Un abbraccio, ela

il 18/02/2013 alle 19:35

si haiben indovinato...volevo raccontare la dolcezza d'un bacio che solitamente ci si dà per tradizione sotto il vischio, ma in una chiave un po fantastico-macabra in quanto il vischio è una pianta velenosa, specie per le bacche...non è potente come altre spcie botaniche però ha i suoi effetti... grazie e sono felice che il tono quasi da favila abbia eliminato l'accezione macabra..ciao ela Andrea.

il 19/02/2013 alle 00:48