Madre Chiesa
Una nota molto triste e prolungata
si diffondea nell’aria e un dramma,
entratomi nel cuore con quell’ingrata,
mi sembrava la voce della mamma.
La voce ch’ella tiene, inusitata,
quando un sorriso scivola per me
dalla sua bocca, con parola amata.
Era una nota strana, sembrava un Re.
Udivo e… sussurrava nella mente
le poche ore andate da fanciullo,
mi parea che un giorno solamente
fosse volato da quando mio trastullo
era i bacioni ardenti che mi dava,
facendo rosso il mio visetto bianco;
il cuore mi riempiva e m’allegrava.
Nel suo seno a passeggio, mai stanco
delle parole dolci, mentre stupivo.
Quando al cuore forte mi stringeva
solo allora capivo, eccome capivo.
Povera Madre mia, quanto fingeva!
Il suo capo argenteo m’accascia.
Sulla pelle ruvida una carezza,
un pensiero, mi riportano l’angoscia
e gli occhi mi si colmano di tristezza.
L’ingrata nota fugge e non stupisce
se non connetto e avanza la stoltezza.
Povera Madre Chiesa, non capisce.
Eppur dovrei sentire meno amarezza
per la sua voce ironica che stramazza
lasciandomi triste, bastonato, imbelle.
Lascio quel suono, vuoto, che ramazza
i pensieri e libera lo Spirito tra le stelle.