Stanotte
sul selciato slavato dalla luna
latrati di randagi
intrecciano paure tra i guanciali
risvegliano presenze degli informi
ataviche e insolenti
dagli oblii degli ancestri
Smarrimento dei sensi
che trasuda
dal petto ballerino
Occhi sgranati oltre le fessure
per catturare un filo di barlume
Qui
tra le fronde argentee degli ulivi
sferzate sotto l’impeto del vento
randagio
trovo rifugio anch’io
ma senza lune piene
da annusare.