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Pubblicata il 08/12/2011
Quello genetico non l'ho più veduto
cosa successe non l'ho mai saputo,
lo ricordo però alto e forte
prima che lo raggiungesse la morte....

una notte tramavo impaurita
ero piccola,striminzita,
una boccia di profumo inebriante
l'odore del sangue è straziante.....

complicato da interpretare
ma la vita stava per cambiare,
la mano della Divina Provvidenza
ci portò da suor Renza....

e ogni dì....che fa arrivar la notte
quella sera fatta di rotte,
che si volevano cambiare
e mio padre non far annegare ....

in quella disperazione d'amare
una vita che va a sfumare,
sotto gli occhi di cinque bambini
con lo sguardo innocente e così piccini...

sanno solo ricordare
che un padre si può amare,
c'è paura ancora di ricadere,
nella morte che porta a tacere....

c.barux
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senza padre c'è il buio, si può vivere ma così, di luci improprie. un padre ci vuole sempre, se non c'è s'inventa, va ben anche uno di un film. non era questo il senso della tua pesia ma è una forma d'augurio, rich.

il 08/12/2011 alle 20:09

poesia, scusa.

il 08/12/2011 alle 20:10

chi non lo vive non lo può sentire,resta un dolore che non può guarire....

il 08/12/2011 alle 21:49

sto scrivendo dei frammenti poetici sul padre, sono arrivata a pensare con mia grande sorpresa che si può e si deve guarire. nell'ottocento era l'idea della beata rimembranza, prima mi ha fatto riflettere poi mi sono accorta di amare questa distanza di rispetto reciproco tra vivi e morti, è molto saggia. un saluto, rich.

il 01/01/2012 alle 19:02