abita il mondo come un infetto vulnus,
uno squarcio nella tela della decenza,
e stempera i suoi giorni nella lettura di motti caldei
nel reticolo delle costellazioni.
osserva con sconforto le cosce di rana
dell'umanità accovacciate fra i colonnati
di tutte le Rome divelte, fra i fiumi deviati a sommergere
i mattoni di ogni Babilonia.
gira occultando alle devozioni delle fanciulle
il suo inutilizzato membro riproduttore,
ricurvo e titubante come un punto di domanda.