E non finiva mai,
un lungo anno di inverno,
pioggia costante
che picchiava sui vetri
sfinito non ne potevo più
degli scarti che la gioia a
briciole piccolissime mi lanciava,
come per schernirmi, per ridere
di me e del mio continuo
corteggiarla per tentare di averla
nel disordine della stanza
tra brandelli di carne e
la mia testa lasciata chissà dove
le tue corse ad ostacoli,
i tuoi continui capitomboli
è la mia realtà che ti rotola tra i piedi,
non il sole ma la mia incapacità
di stare al mondo a rovinarti la pelle,
a chiuderti lo stomaco,
in silenzio ognuno con le proprie croci
con i propri chiodi ficcati nei palmi delle
mani rimaniamo immobili a guardarci
sanguinare dagli occhi, a percorrere
testardi la vita contromano,
la mia strada sterrata su un lato
la tua sterrata sul altro .