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Pubblicata il 03/11/2011
E non finiva mai,
un lungo anno di inverno,
pioggia costante
che picchiava sui vetri
sfinito non ne potevo più
degli scarti che la gioia a
briciole piccolissime mi lanciava,
come per schernirmi, per ridere
di me e del mio continuo
corteggiarla per tentare di averla

nel disordine della stanza
tra brandelli di carne e
la mia testa lasciata chissà dove
le tue corse ad ostacoli,
i tuoi continui capitomboli
è la mia realtà che ti rotola tra i piedi,
non il sole ma la mia incapacità
di stare al mondo a rovinarti la pelle,
a chiuderti lo stomaco,

in silenzio ognuno con le proprie croci
con i propri chiodi ficcati nei palmi delle
mani rimaniamo immobili a guardarci
sanguinare dagli occhi, a percorrere
testardi la vita contromano,
la mia strada sterrata su un lato
la tua sterrata sul altro .
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mi piace molto, dritta come un pugno, rich.

il 03/11/2011 alle 16:57