PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 30/10/2011
Ormai è solitaria la vigna che amasti
nel rito di parole cadute, come foglie morte,al suolo.

Solo ora pesano i silenzi
e le parole non dette volteggiano impazzite,
negli atri della memoria.

Passi titani risuonano tra i filari
ad infrangere cattedrali di reciproco egoismo;
a sconfiggere ombre di presenze mancate.

Muraglie, le parole taciute, i gesti incompiuti,
la carezza non data per eccesso di pudore.

Ma, troppo presto si compì per te la temuta profezia:
come tuono venuto da lontano
come folgore che si abbatte d’improvviso.

Ti prego,narrami ancora li cunti
della mia infanzia dorata:
donami ancora grappoli rossi, preziosi come rubini,
ai miei occhi di bambina.

Soltanto al crocevia
mi permettesti di prenderti la mano
e percorrere al tuo fianco l'ultimo tratto di vita,
sconvolgendo relazioni verticali
radicate nelle vene contadine.

E madre tua divenni,
terapie d'amore m'inventai,
per un lampo di luce nei tuoi occhi.

Tu, padre, la quercia abbattuta
che riscattasti abissi di silenzio
pronunciando, con l'anima alla gola,
con ritrovato amore, il nome mio.
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struggente la contrapposizione quercia-bambina : quel desiderio di tenerezza che si concretizza solo alla fine, quando la quercia forte e inaccessibile piega ormai i rami e si avvia al crollo e la bambina è ormai una donna. E i ruoli si invertono e sarà la donna a sostenere ciò che resta di un uomo ormai in ginocchio.E così dentro te la bambina continuerà a sentire la mancanza di un papà forte ma tenero, accessibile. Purtroppo secondo una certa mentalità un uomo non sarebbe stato tale se avesse mostrato anche tenerezza.
coinvolgente questa tua poesia ,come un singhiozzo trattenuto che esplode alla fine nel pianto liberatorio degli ultimi versi.
bravissima Anna!
baci
eos


il 30/10/2011 alle 12:29

Lirica bella e profonda che disegna un iter di vita in tempesta di solitudine e di visione degli altri, lontani, a tratti, da te.
Er

il 30/10/2011 alle 19:17

Bellissima intensa e "visiva" poesia.
Con l'occasione a quella quercia d'Uomo di tuo Padre dedico questa mia poesia datata.
* Oh, grande Quercia secolare
che desti la legna al mio bisnonno,
anch'io quest'anno ti voglio potare
e scaldandomi con te prendere sonno.
Or che non ci sei più che gran tristezza,
quel palo al posto tuo, è 'na schifezza.*
Ciao, Zio Gianni

il 30/10/2011 alle 23:25

molto bella questa poesia per i contenuti e lo stile.La tua bravura ha la capacità di far rivivere una vita intera come se si partecipasse in prima persona.la chiusa da sola dona brividi e tenerezza.
un abbraccio
ninetta

il 01/11/2011 alle 08:04