Non è per niente scontato
che le idee vengano ad occupare spazio
o che, sognando, le interroghiamo
non è per niente scontato
che debba esistere un protodelirio, un protomatto
perché il tempo dalle parole piagato
si cicatrizzi in stimmata e tenga banco
un apologo su cosa faremo intanto
cosa faremo intanto
per mantenere il contatto
con gli idoli del sagrato
evocandone il contenuto nascosto al capro
espiatorio
in previsione del piano astrale
di Charles Webster Leadbeater
e delle liste dei desideri
del demone giornaliero al rogo
che, siamo seri, non è fuoco sacro
nè la capacità di spegnersi del ritratto
e delle unghie del gatto, umbratili.
Retrattili navi si muovono
da Argo al settimo strato
combusto di Elena nella stagione di piena
in cui seppelliamo l’occhio,
il pornografo inizia le lamentazioni,
consultiamo un’ostinazione
e, sul filo del ponte, sfiorando un collo, una Ragione
sospira
(è da credere che la stessa respirazione come docimasia
nasca da un ritorno a Brideshead dello squalo
o da una gita turistica nella Patagonia del narvalo
o della vita anfibia di Chatwin)
ma nello spettro di mondi
è la pura energia dei leoni
a dettare i gioghi
e lo scorazzare degli orici
e, con stile adeguato,
tutto ciò che la luce diventa ondulando
da un capo all’altro del seminato
diventa spettro dei mondi ondulando.