i miei avi schioccavano la lingua
quando scorgevano donne e lontre
sull'altopiano della Lituania
(ou c'était Montmartre)
provavano il giocattolo mascellare
fornito nei Barbie Box
emerso dal brodo nostratico
inclusa la pelliccia corta zibellina
ansiosi di varcare fiumi freddi
come un Cuba Libre in un parterre del cacchio
e pigliare a capocciate le lunatiche
fanciulle che seducevano Ken e le sue
guarnigioni annidate sul limes
Mikhail Timofeyevich Kalashnikov
era un maniaco tanto è vero che
ha scritto sei raccolte di poesia;
io non so chi fosse in realtà ma
l'Anconitano neanche una, anzi un nudo libercolo
che zia Matilda mi regalò per l'entrata in società;
lasciato sul mio tavolo come un uovo di
gallina con autoreggenti del color del
dinosauro su cui meditare a sopraccigli aggrottati,
che pur mi fan venir le rughe:
poi è sceso alla rivendita di vino
sento gli editori strisciare lo pseudopodio
e io mi graffio e divento bellissima di sangue
nella stanza sul retro
*
Doktor Zunge: versi dispari
Duna: versi pari