sugli alberi il fogliame mi promette
fiabesche ricchezze. ma Zed è uno squalo della finanza
e lascerà sui rami l'oro dell'autunno,
bene-rifugio finché novembre morde
con denti di arruffato lupacchiotto.

nel cielo che reinnesta i suoi languori
trascorrono, a diecine, signorine
con le calze colorate, o con le brume
già a intossicargli il sangue
e lo sguardo slavato
che sulle falesie prendon, certi giorni,
gli uccelli da preda
esausti di vita.

signorine bionduzze o corvine, costiere
o padane, astruse e stupende
come poemi, inutili come eczemi,
pianteranno le tende nei miei giorni.
e poi il tè, il caffè, la cioccolata
calda, e simili personaggi, si ammucchiano
alle soglie, sospirosi.

con le foglie, ogni albero fa Mida.
(anche Albero da Siena si erge
dal primo tomo della Commedia.
ma debbo informarlo
che non c'entra una sega.)

il cielo sveste il colore. e trasumana
come una lunga nota al distorsore.
sulle torri di Casteldebole, alle sette,
sopra una gioventù a disagio il cielo è invaso
da un sanguinolento occaso. qualcuno ha squarciato
la giugulare al sole, come si sgozza un bove.

ed ancora, con insistenza degna
di miglior causa, l'autunno a mani colme
e trepidanti (le mani di una ragazzina inglese
del Devonshire, mi dicono) mi offre
il suo risaputo oro
per pormi al riparo dall'inflazione.
chi gli guiderdonerà la degnazione?

will the roses of September bloom again?