C'è l'arte, e quella è indiscutibile, se c'è la avverti, se qualcuno sa scrivere, lo senti sugli occhi, sulla pelle addirittura
E poi c'è il vissuto dentro l'arte, e quello in me fa scoppiare la risposta.
L'adorazione è strepitosa, la venerazione persino, ma la sottomissione no, renditi arrogante anche tu, esalta anche la tua presunzione
E sparagli il tuo carattere 'che forse non conosce'
Un bacio
Dck
Carissimo,
(non sempre quello che scrivo si riferisce alla mia vita vissuta)
(caso mai fosse la mia vita, non glielo direi al mio ganzo, anche se lo pensassi. sarebbero pensieri inconfessati di ragazza)
Grazie mille per le belle parole. Sei un intenditore! ;=) Come vedi, mica male in quanto a presunzione...
bacio ricambiato
Mi piace l'ambivalenza che qui rappresenti: da una parte c'è la donna innamorata? ferita nell'orgoglio? umiliata? che prega nella sua stanza per un improbabile ritorno; dall'altra (anche se è meno palese, lo si intuisce dal non-detto) c'è la donna orgogliosa, temeraria, libera e libertina che non accetta regole e disprezza i vincoli troppo convenzionali e soffocanti. E così il trasformismo (da puttana! ma anche la ricerca di assimilarsi alle persone più giovani!) diventa la tattica (ma non la strategia!) per superare i propri limiti esistenziali. C'è un film di Brian De Palma, Omicidio a luci rosse che sintetizza al meglio quanto dico. Infatti la protagonista del film vive un rapporto separato e conflittuale con se stessa: di giorno fa impiegata modello e single, mentre la notte svolge il lavoro di prostituta-trasformista, pronta a vestire ora i panni sadomaso della professoressa violenta e autoritaria verso il cliente passivo, ora la suora repressa che cerca di disinibirsi verso il cliente timido, ora la bambina che chiede affetto in cambio di attenzioni sessuali nei riguardi del cliente complessato. La protagonista della storia del film riesce ad interpretare più ruoli anche con personalità diverse, proprio perché in se stessa abitavano più personalità che in psicologia tale fenomeno viene chiamato con il nome di "personalità multipla". Nella tua poesia non c'è questo, c'è invece solo una ambivalenza: separazione-ritorno; devozione-disprezzo; umiliazione-vittoria, anch'essa abbastanza eloquente. Lui non ti tira i capelli? Bene, te li tirerò io! Ciao, Fabio.
A te, caro manuelito, piace vivisezionarmi. Non mi dispiace se fatto con perizia. L'inizio non e' male ma bada che io sono davvero molto esigente. E soprattutto, niente luoghi comuni.
baxi.