tutto vero, mi ha colpito soprattutto l'ultima strofa, quando parli delle illusioni, delle apparenze che accontentano chi pensa d'aver molto sofferto, e quindi sente di dover esser perdonato...questa è una piaga sociale, molto diffusa...ciao Discri
sono assolutamente d'accordo: la felicità non può essere all'esterno di noi, legata al possesso di questo o quello. E' la società dei consumi, la pubblicità ingannevole, i falsi modelli proposti che ci illudono che possedendo quei particolari prodotti saremo felici...ma dici bene, più si ha meno si è...ci si spersonalizza, si perde il contatto con se stessi e si proietta l'insoddisfazione sulla mancanza di cose.
le persone semplici, che vivono in maniera più autentica e coltivano il proprio spirito sono felici pur non possedendo nulla...in realtà possiedono moltissimo: la capacità di non lasciarsi trascinare dalle "pie illusioni" di felicità e di saper essere veramente felici.molto piaciuta,
ti abbraccio
eos
un esegesi del comportamento umano e delle bandiere illusorie in cui si rifugia la speranza di felicità, che dev'essere cercata e colta nei lontani abissi del cuore e dell'anima
Un carissimo saluto, Discri1
Ax
Una definizione corretta della vita vissuta Vincenzo,
mi hai emozionata poichè mi sono riconosciuta nei tuoi versi, purtroppo vivere la vita con decoro insegna tantissime cose, come per esempio la dignità che non bisogna mai perdere.
Vorrei regalarti un commento più consone
ma in questo istante sono a corto di parole.
Dico solo che ti voglio bene per come hai scritto.
Marygiò
è un'abitudine atavica,
grazie caro arturo,
è una modica
nullità in futuro.
un abbraccio
quelle persone "semplici" (leggi "pure di cuore")
avranno compreso che è meglio mettere un "tetto
ai desideri" piuttosto che un "cappio"!
Grazie eos, ti abbraccio con affetto