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Utente eliminato
Pubblicata il 18/08/2011
Nella pirandellian commedia recita
l’attrice “I sono colei che mi si crede”:
così su noi vari giudizi senza tema
dati tanto forte è l’altrui convincimento
inconsapevoli attori diventiamo coperto
il viso da maschere diverse forestiere
chi ci crede santi chi peccator ci vede
chi persona riservata chi ridanciano rozzo
e così via verdetti lontani dalla vera essenza.
Come spiegare quindi questo assunto
per cui una immutata realtà granitica
smembrata venga diversamente vista
variamente interpretata: quale questo
assurdo curioso continuo giuoco della vita
in cui di ciascun di noi vi è coinvolgimento
alle volte attori altre curiosi spettatori?
Realtà sue finzioni immaginazioni poi
che riportan alla caverna di Platone
delle fuggenti ombre il mito e che sfuggon
alle categorie aristoteliche e kantiane?
Quale il motor di questo eterno ludo?
Psicologia spicciola o curiosità innata
presunzione in fisionomica materia
affermar con saccenteria “così è perché
così a me pare”? Ad altri darne la risposta,
ci illudiamo di voler scoprire il vero
ma pur vedenti ciechi siam come i saggi
lor ciechi veri dell’elefante indiano la novella
da un tocco breve di una parte sua ciascun
sul di lui essere diverso insindacabile
giudizio diede e per ognun fatale errore.
Circospezion quindi con mere fallaci
sue apparenze la realtà voler significare
tronfi di sé del giudizio sicuri risuonar fare
una volta più “così è per che così a me pare”
per evitar come i saggi indiani di essere poi delusi.
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Adoro Pirandello.
Alessia

il 18/08/2011 alle 13:52

Ben riposta letteratura e modo di far splendida lettura

cordiali saluti

rusticus

il 19/08/2011 alle 12:01