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Pubblicata il 08/08/2011
Accelerando il passo,

quando mi vide arrivare col piatto in mano,

agitò i pugni e bestemmiò il cielo della stazione.

Cercava giustizia nella miseria,

e combatteva la sua ombra,

l’unico parente rimasto.

Mangiava i libri e i quotidiani

perché non aveva cibo

puzzava di urina, e grasso,

e l’alcol in certi casi era una colonia.

La barba spessa come la sua voce.

Notai quanto stuccavano le sue mani educate tra

gli stracci

quando Un giorno mi disse” hai gli occhi tristi”.
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molto bella,spesso pensiamo che i barboni vivano isolati dal resto del mondo e che non siano capaci di vedere oltre la loro misera vita..nel tuo caso ha letto dentro il tuo cuore guardandoti appena negli occhi..saluti
ninetta

il 08/08/2011 alle 20:52

Sì, bellissima, non aggiungo altro.
Alessia

il 08/08/2011 alle 22:05

un esperienza magnifica alla stazione tiburtina.un saluto

il 08/08/2011 alle 22:21

grazie ale.

il 08/08/2011 alle 22:22

Complimenti sei molto brava.mi piace come scrivi
ciao
V.Parrulli

il 08/08/2011 alle 23:35