Accelerando il passo,
quando mi vide arrivare col piatto in mano,
agitò i pugni e bestemmiò il cielo della stazione.
Cercava giustizia nella miseria,
e combatteva la sua ombra,
l’unico parente rimasto.
Mangiava i libri e i quotidiani
perché non aveva cibo
puzzava di urina, e grasso,
e l’alcol in certi casi era una colonia.
La barba spessa come la sua voce.
Notai quanto stuccavano le sue mani educate tra
gli stracci
quando Un giorno mi disse” hai gli occhi tristi”.