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Utente eliminato
Pubblicata il 11/10/2002
APPARIRE e morire.

Su placidi lidi è bello approdare,
quando onde impetuose ti hanno travolto:
questo bisogno di pace l'han chiamato salvezza.

Per tutti è uguale il comando divino
nell'eterno percorso del Creato infinito:
hai soltanto una vita in tua sorte esclusiva.

Ognuna è difforme già quando si nasce,
un arcano miscuglio di aspetti diversi:
l'individuale cammino ha suo marchio iniziale.

Se tu nasci Francesco, non sarai uno diverso,
da Francesco rispondi agli stimoli esterni:
quanto avevi in tua dote farà il tuo corso di vita.

Quanto uguale è d'intorno non ha stessa attrazione
per ciascuno che nasce sotto influssi diversi:
per questo nessuno non può dannare le scelte.

Il bene ed il male sono convenzioni soltanto
che gli umani in cultura hanno voluto divisi:
da più alto orizzonte son solo atti di vita.

Non per legge divina l'uno e l'altro richiama
beatitudine eterna o dannazione perenne:
allo sguardo di Dio è sol neutrale percorso.

Ognuno in sua vita un po' raccoglie e disperde,
in risposta agl'impulsi in differente sentore:
in misterioso crogiolo si fondon istinto e cultura.

Il devoto pensiero ha prefissato le sorti,
in due schiere divise degli eletti e dannati:
poi dal Verbo divino hanno preteso l'inizio.

Per giustificare l'assunto hanno l'Eden creato,
dove bello l'istinto s'esprimeva beato
ed eccelsa la gioia, in visione divina.

Hanno posto all'inizio in pretesa la pace,
per omologarla dovunque han stravolto il percorso:
ciò che era una scelta l'hanno resa obbligata.

Ma in tutto il Creato non vige questa pretesa,
negli istinti primari si gioca sempre la vita:
della pace e salvezza han costretto i richiami.

Se li accogli e li nutri dopo qualche rimorso,
se li vivi e ne godi in tranquilla anima tua,
non pensare superbo di star nel regno di Dio.

Stai soltanto nel regno del Creato infinito,
tu con la pace nel cuore trovata e gustata:
anche senza di essa è vita pure degl'altri.

Ognuno in suo serbo può tener pace o tremore:
chi nella vita virtuosa si ritrova beato
non ha merito doppio di chi sta nel peccato.
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mi paice molto questo tuo dilemma complimenti, ester

il 11/10/2002 alle 13:33