Quella sera di giugno
incuriosito ero sceso
anch’io dal balcone
della mia modesta casa
vecchia dignitosa
di ringhiera di corsa
tra la gente là. In mezzo
al prato un “ nemico amico”
avevo visto mio, d'insulti
entrambi tra grida ed urla le
domeniche ricoperti
da gente ancora
nel sonno addormenta
dopo che a gara a chi
facesse primo alle porte
bussavamo di quelle case
di gente pur nella pochezza
dei tempi dignitosa
fossero esse di ringhiera
o no, io quinta elementare
vendevo per i preti
l’Italia e il Vittorioso
lui, sui quarant’anni
circa, l’Unità per Partito suo.
Alle bandiere rosse lui
vicino io seminascosto
da quelle e dal palco
prudente più lontano.
Là eravano come detto
quella sera di giugno
dopo la seconda guerra
tra Turro e Cresenzago
nello spiazzo davanti
di legno le baracche
in una Milano già
pronta a nuova vita
con le sue speranze
con le sue illusioni.
“Ai bimbi loro due volte
al giorno le mamme
russe la cioccolata danno”
così senza microfono
dal palco tra l’altre
cose – casa lavoro e
la vittoria del proletariato”
gridava una compagna sua.
Assonnato della mamma
in braccio un bimbo ricordo
balbettava: cioccolata cosa?
È cosa buona, per te oggi roba
sconosciuta ma vedrai quando
verrà Baffone. Felice vidi
ricordo il bimbo addormentarsi
a quella dolce fola del passato.