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Pubblicata il 08/06/2011
Nella periferia sterminata che non ha occhi per vedere
in un volo d’aquile morte bambine
un pazzo insegue la sua folle chimera
d’una scrittura d’alabastro e pece;
dentro un lacero tramaglio impiglia le sue angosce
e verso un pesto tramonto di seggi viola
lascia sgorgare il suo grido malsano
di corde vocali che brillano
tese a dar forma a manichini di calce.
Ancorato al triste destino di un pianto malato,
d’una preghiera sconnessa in bestemmie,
accusa l’eternità davanti alla tetra giuria
della sua mente dove regna l’incendio,
e dove, come la luna contro un diamante bruciato,
Dio e il Diavolo ad occhi bendati fanno a pugni
per quel povero corpo che non ricorda
d’essere mai stato bambino.
Le mani di scheletro che scrivon poesie
segnano il contorno di un pallido schermo
dove la tragedia si compie:
un singhiozzo inghiotte la morte e il futuro,
e lo sguardo tremante implora il sonno invernale
come un dolce veleno
tra le braccia metalliche di una città che dorme.
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senza fiato!

il 08/06/2011 alle 20:19

Grazie!!!

il 08/06/2011 alle 22:03