Son rigurgiti di memoria
che risalgono dal tuo petto
e spengono l’attento sguardo
di chi non ben ricorda la storia
di un prole affetto
abbandonato come uno stendardo
alla mercè di un’invasione ostile
che si nutre sudaticcia del sadico vinile
delle meccaniche abitudini
che plagiano l’amor gentile
consumandolo di cuonsuetudini
e confondendone le latitudini;
Così tuo figlio è morto
soffocato tra le pareti di un auto
che la mente non ha scorto
annacquata com’era dal flauto
di mille e perduti pensieri
che con quel figlio giocavano ieri;
Or brameresti più la condanna degli uomini
che quella di un’anima che più non domini…
Michele Punziano 30 maggio 2011