Di giorno
Stazioni assolate
parcheggiano
sogni d'avventure
ove l'approdo
coincida
con orizzonti toccabili.
Di notte
Magnetismi lunari
ricompongono
paradigmi
di percorsi
senza arrivi.
In sale d'attesa
disumanate
tessevo arazzi luminosi
nelle notti
incapaci di produrre
emozioni.
L'orecchio,
affinato alla penombra,
auscultava deliri di silenzio,
che la macina del tempo
transustanziava
in polline stellare.
Scriba eunuco di enunciati
ignoravo l'arte
di vergare parole ardite
e mutarle in ellenici monili
per polsi
stretti in manette d'impotenza.
In un patio di glicine
ho intrecciato
ghirlande di versi
per coronare
l'atteso compagno di un viaggio
verso pianure amazzoniche
concupite dal sole.
La mia sala d'attesa/caravella
pronta per il viaggio,
pone al timone un sogno antico
(diamante incastonato
nell'iride cangiante
dello sguardo)
potenziale bussola
che addita
itinerari labirintici.
Poi venne l'onda
che frantumò l'ignoto
con aliti di grecale
e mandorli fioriti.
Il suo occhio bilunare
faceva levitare le acque
del desiderio
ancora in embrione,
dalle sue ciglia s'innalzavano
rondini nell'atto di migrare.
*
dal poemetto edito Binari di Carta