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Pubblicata il 16/05/2011
Il peregrinar di un uomo
vado a celebrare,
un canto all'introversione
che il ripeter speranzoso riporta
ma non manifesta, se non
che a pochi convitati.
Succo quotidiano
di una vita zuppa di ordini
e segnali indicativi,
una folle mente che
voleva evitar la follia
con altra ossessione
si piantò davanti a te
dalla nascita e non so fin dove.
Niente è più finito
niente è più raggiunto
lo sforzo mai pago, il caos dentro
ripeti l'azione fino alla fine
e mai la raggiungi.
Peregrinare il giorno
poi la notte il pianto
delle bottiglie a te addosso.
Fingere di non esserci arrivato
alla fine del significato
che prova più il ripeter
che il dolor provato.
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sento molta tristezza in questa poesia, un'anima che soffre...in silenzio.
molto ben scritta.
complimenti
ninetta

il 16/05/2011 alle 19:43

E' uno sfogo dellio presente in te
in questo momento onine,
Ma passata la tempesta
viene fuori sempre il sereno.

Un abbraccio particolare.
Marygiò

il 23/05/2011 alle 07:57