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Utente eliminato
Pubblicata il 23/04/2011
Quei Sabato Santo

In quei Sabato Santo non so quanti,
sono passati più di sessant’anni,
mentre suonavano con rintocchi forti
a festa e in lontananza le campane,
la nonna Nina ci chiamava tutti
e poi gridava storpiando il latino
di quel Christus Dominus Resurrexit
Il Signore Gesù è risorto come
sempre storpiava la domenica
a Messa ma lei non solo quel
Regina Sanctorum omnium
in un dolce e caro nei ricordi
Regina Santaromanium:
tutti chiamava me ed i miei cugini.
Pronta già l’acqua raccolta
dal secchio in fondo al pozzo
per bagnar gli occhi ad evitar
secondo la credenza contadina
malocchi o peggio malasorte,
già pronti campane e campanacci dalle stalle
tolti dal collo delle mucche e dei cavalli,
già prese dal camino quelle di ferro lunghe
catene per fare compagnia con squilli
suoni e un festoso chiasso alle campane.
Quattro eravamo a far festa, io
Peppo, Angelo e il mio Battista:
oggi il Concilio ha cambiati i riti
non più il Sabato Santo è giorno di campane,
giace ancora Cristo muto nel Sepolcro,
non posso giudicare e non devo giudicare
penso al passato, mi mancano non solo
le campane, i campanacci e le catene:
sono rimasto solo così corre triste il pensiero
ai miei cugini che da tempo alla nonna
fanno compagnia là in Motta Visconti, al cimitero.

Binasco-Venerdì Santo-20i1
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