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Utente eliminato
Pubblicata il 20/04/2011
Nisiyros : Il carrubo e la casa abbandonata-Parte I

Stanchi per la faticosa risalita,
come non ricordar Graziella quel carrubo
che alla casa bianca abbandonata
faceva solitaria e struggente compagnia.
Casa e carrubo ci accolsero in silenzio, muti:
gli antistanti gradini di cemento
sbriciolato e salso ci offrì quella
qual gradito scanno seppur duro di riposo,
qual tremolante ed incerto per le rade
foglie mosse dal vento filtro al sole dell’Egeo
che con il vulcano le resistenze del cuor,
dell’animo aveva se non distrutte ben fiaccate
donò l’altro: frescura dolce agli accaldati corpi.
Contraria e nemica stava l’ombra che sul viottolo
la casa proiettava: occhi spenti le finestre
marcescenti come il marcescente legno
della porta, una mossa e cadente serratura
non metallo lucido ma ruggine ferrigna.
Poco lontano sbatteva lentamente
contro il consunto palo di chiusura
un piccolo cancello malandato, a terra
i frammenti lignei quali persi denti,
non più ritti ma storti i rimanenti,
disarmata sentinella ad un orto
un tempo e qui fitta sterpaglia,
disseccate erbe, qualche raro cardo.
La languente stanchezza, il silenzio,
il sussurro del mare da lontano,
nuovamente ci portarono come
nella bocca del vulcano a filosofare
sulla caducità della vita delle cose, a meditare!

A Graziella abbracciata nei ricordi
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