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Pubblicata il 16/04/2011
Anniversario

Cinquanta, poi dieci e cinque ancora,
in quel giorno che li assommava tutti
gli anni tuoi mio caro e vecchio amico,
i miei,mio cuore, compagno di una vita,
per sbaglio, tu lo sai,e non per voglia la sorpresi:
dal bagno usciva come una venere dall’onda
che ad un pittor si mostra e quello poi ritrae.
Non si voltò, lo sai, e chiusa, lesta, fu la porta
che la nascose lesta al mio pudico sguardo.
Le chiesi scusa per l’incolpevole atto
dietro la porta, e tu lo sai, non vi fu risposta:
come un intruso, lo sai, e nell’indifferenza
mi trattò quel giorno come tante e tante volte.
Quando splendeva la sua giovinezza, lo sai,
forti i tuoi battiti, ricordi, ed irregolare il polso,
l’ebbra vision che i sensi turba mai mi mostrò,
e quella, tu sai, poi mai né chiesi né pretesi,
sempre distolsi da lei, lo sai, sguardi furtivi
fino al cadere dei giorni della primavera
e poi di quelli dell’autunno tardo ancora.
Speravo, mi chiedi, che in quel giorno
pentita mi facesse un dono, quello, tu sai,
con un suo ripensamento riparatore e tardo?
Porvi rimedio, quante le nostre stagioni o primavere?
Lo sai ed io lo so mai sarebbe potuto capitare!
Io lo so, tu hai pronta e secca la risposta
che negli anni ,lo so soffrendo mi hai taciuto:
“ Nell’arte del pennello, amico, sai, tu non eccelli
non sei pittor valente ma povero imbianchino!”

25-04-2005
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