Ma la vedete, quella massa
compatta di tempo che, secondo
dopo secondo, livida ci
scivola agli occhi?
Il tipico odore d'ombra sfrangiata.
Un curvo profilo. Uncino appuntito a babordo.
La spirale mancina che insinua non un qualunque
passato, o il presente introverso a sé stesso.
Che, invece, ci dice: di tutti è
il momento più bello.
Un futuro.
In groppo compatto.
Ed eterno: saranno almeno
sei mesi di vita. Loro già s’agitano
in vortice. S'allontanano e schiantano
contro prossimi fatti o miraggi. Allora
potrebbe accadere di tutto: una cometa
ammaestrata, una guerra indolore,
la schiuma ribollente di un'onda
che s'infrange alla riva.
Io quindi mi siedo
in cima alla cima più alta
del cosmo e l'aspetto. Ne assaporo
le frecce, le direzioni spezzate, le capriole
profonde. Mi dicono: dopo quello
c'è ancora dell'altro e poi
altro e poi altro e poi.
Ed io eccome
ci credo!