guarda
come lento nel mondo delle favole
la luna spiove a strisce
non beve vino la luna e si fotte della bellezza
lei
la sola che traccia il silenzio con dita sicure
ad ampli cerchi
e non si domanda
lei
non risponde e non si domanda
le trecce dello zingaro avvolte in bagliori
alla sua faccia sguencia
ha parole per alfabeti muti
lei ma solo
per chi sa ascoltarla
lei
che non risponde e non si domanda
una scala infinita con gradini oscuri
( si raggiunge la sua pancia)
dentro al cappio
la sua ombra
ghigna
in lividi latenti coperti da guanti di simulacro
osceni e forse stinti
nascosti da quel disinganno di rosse bacche
e di nuovi sogni ( fra i cespugli
fra i cespugli)
scolpiti nuovi e vecchi
negli autunni