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Utente eliminato
Pubblicata il 02/10/2002
QUASI COSTRETTO ALLA RESA

Quasi costretto alla resa dei fatti,
rimpiango il tempo di vita virtuosa:
già dall’alba il mio cuore tranquillo
gustava sereno la potenza del giorno.

Nessuna lusinga varcava la soglia
di volere in peccato l’effimero senso:
qualunque illusione contro il divino
non violava il confine della coscienza.

Del tutto gioiosa l’esistenza appariva,
rimanendo nel varco del sacro fervore;
il dolore piegava sol di poco il sorriso,
il soffrire serviva a purificare la colpa.

Nel grembo sublime dell’immaginario divino
Quasi nulla ti appare d’impossibile impresa,
tutto invece propende alla vicina vittoria:
sotto lo sguardo di Dio ti senti potente!

Ora invece rincorro, in fede profana,
in maniera importuna una labile gioia.
Mai forse il sublime dovevo provare,
per provare l’effimero senza tormento!

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