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Pubblicata il 01/10/2002
Sono stanco, stanco irato e irrisolto
Di comporre il mio verso agitando verbi
Innanzi a chi al di là d'ogni cosa
Vivrebbe e vorrebbe egualemente

Solo brutture mi dice il giorno
E la notte è lassa e banale

E invece ripenso sdraiandomi vinto
Alla nebbia sottile che si levava
Al mattino dalle grandi città di torri che ho veduto
Ripetendo le notturne tragedie lieve
Sulla punta della mente e del cuore

E piuttosto ripenso ai fiumi primevi
Che seguii fra gli alberati monti nel loro fluire
Fluire verso un giorno che un altro ne indorava

Quando poi solo ferite ed escoriazioni e
Brutture mi hanno recato questi deserti
Vocativi e ottusamente immobili dell'oggi
Io afferro un appiglio e mi siedo
Come forse ci si sedeva nel XIX secolo
Pensando

Ai volti balenati un po' più in alto oggi
Ai verbi sfavillati un po' più in alto oggi
Ai treni che giù per strada oggi
Sono partiti verso orienti sicuri e che non ho preso
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