Un quadro intriso di malinconia che dipinge donne d’altri tempi che emergono dallo sfondo rossiccio della terra, dipinte con pennellate di intensa partecipazione. Le vedi muoversi sotto gli ulivi con i loro fazzoletti che trattengono le chiome e senti i loro stornelli simili a lamenti del vento di tramontana che, come una colonna sonora, accompagna i movimenti quasi rituali delle donne e il volo degli uccelli che si prolunga al di là del quadro e “si perde dietro un sogno”. E il vento è insieme forza e musica che sussurra le parole d’amore che solo in sogno si possono udire. Il pennello tocca e colora quegli occhi di “innocenze ereditate”, li spalanca di stupore, ma per un attimo soltanto perché le palpebre si chiudono al sole che ferisce. Emergono sempre più dallo sfondo vermiglio queste figure solitarie di donne avvezze alla fatica, troppo poco erudite, ma piene di una forza che solo il pennello di un poeta sa far emergere: ora notiamo anche che cosa c’è nelle loro tasche e vediamo nei loro sguardi l’attesa dell’ave Maria che annuncia la sera che scende sull’innocenza di quei volti segnati dal duro lavoro. Il vento, che ha percorso tutti i versi sottolineandone il velo romantico che li avvolge, sembra ormai spegnersi piano, mentre il sole tramonta e la notte è in agguato come quella ruga che vorrebbe ghermire anzitempo la bellezza di quei volti.
Moirym
leggere la tua poesia è come essere trasportati in un'epoca passata, in un'umanità semplice e primitiva dove la vita seguiva il ritmo della natura e le persone vivevano in maniera essenziale .La vita era soprattuto fatica, lavoro spossante nei campi dall'alba al tramonto per produrre direttamente ciò che avrebbe nutrito la propria esistenza, a cominciae dall'aratura della terra, alla semina, alla raccolta e poi al consumo. Lavoro faticoso è vero ma che dava un senso alla propria fatica, ci si sentiva in un certo senso partecipi e creatori. Le donne tra senso del dovere e timor di Dio si spaccavano la schiena nei campi, sfiorivano presto e ne erano consapevoli: di qui quei canti malinconici, quasi delle cantilene come pianti, il grandi fazzoletti in testa a difendere le loro chiome dall'oltraggio del sole, a difendere istintivamente la loro femminilità. Semplici e incolte ma piene di passione, e se anche non sapevano dare un nome alle sensazioni che addolciva il loro cuore o spiegarsi tante cose erano genuine e forti nei loro sentimenti.
tutto questo mi fa pensare la tua poesia, bella e malinconica, quasi un quadro animato, quasi un omaggio dolce, ammirato e lievemente compassionevole a quelle donne "antiche".
bella, molto bella.
baci
eos
Chiedo scusa della mia intromissione,
ma desidero fare i complimenti
all'amica commentatrice.
Marygiò
Sono sempre io che chiedo scusa dello spazio,
per complimentarmi con Anna per la poesia
e eos per il commento,
abbiamo due commentatrici ezzezionali.
Baci. Marygiò
Mi accodo Anna con tutto il cuore
ai commenti di Eos e Moirym con amore.
Marygiò
e io mi associo a Marygio' e ti ringrazio vivamente mia cara Amica Moirym
ed eccomi qui a baciarti le mani e il cuore mia cara Eos, spero che ti possano riscaldare le mani che rischiano di cadere per il freddo e perchè hai voluto fare un enorme pupazzo di neve a mani nude!!
TVB
amara terra mia cantava Il Grande Mimmo, ora canta il Grande Ninomario ed è un bel sentire...grazie Nino.
donne meravigliose, avezze alla fatica capaci di capire e di amare..poco erudite ma impregnate di nozioni semplici da trasmettere serenità e sicurezza.molto bella..un saluto, ninetta.
ti ringrazio Marygio, abbiamo davvero due persone eccezionali qui a PH, esse sanno penetrare nell'anima della parola e trarne significati anche non pienamente espressi nel testo.
si Anna, il tuo affetto mi scalda davvero le mani e il cuore...
tvb
eos
Il tempo passa......questa poesia resta. Bellissima.
Complimenti e saluti, simone
E LA CATEGORIA DELLE DONNE CHE RACCOGLIEVANO LE OLIVE è ORMAI ESTINTA..LE MACCHINE ORA LO FANNO SENZA PIù SUDORE. gRAZIE sIMONE
Il poeta Grisby me ne fece tempo fa una traduzione in Romanesco, ECCOVELA:
***
Donne, cor viso c’arricorda li dipinti,
coricate su ‘sta ‘ntica tera rossa
cormeno er cestino co’ l’ulive
che l’arberi ritorti
lasseno sur campo.
Er vento de tramontana
che je scortica er viso
pare voja strappaje li pormoni
ma quelle, ‘nchinate a coje l’oro,
er côre s’ariscalleno cantanno;
‘na nenia, ‘no stornello
ch’arissomija ar pianto.
Li capelli lunghi
‘ntrecciati co’ ‘na corona doppia
riposeno sotto li fazzoletti
che riccojeno l’urtimi schizzi
der zole
de novembre.
Er volo de l’ucelli,
che coreno p’aritrovà ‘a primavera,
je porta l’occhi ar celo,
‘no sguardo che doppo s’annisconne
drento a ‘n zogno.
Er vento cala,
se mette a sussurrà lì tra ‘e foglie
parole d'ammore dapprima mai sortite
e ‘na freccia de zole s’enfila ne’ li sguardi
stracarichi de l’innocenza de li nonni.
Su la tera rosso mattone, quarche conchijia
ricconta de tempi lontani mille anni,
e loro che poco sanno de scola
le guardeno cercanno de capì.
Cor pane ‘n tasca e er rosario tra le dite
aspetteno co’ ‘n’aria corma d’anzia
che le campane mannino l'ave Maria.
Finarmente er faccione der zole scenne
e le guance se coloreno de pesca,
‘na boccata de primitivo
annisconne le tracce de le rughe
che, come fusse pirata pronto a l’arembaggio,
der viso vorebbe rubà
er bello che ce stà.
Traduzione in romanesco di Renato Fedi
Grazie Anny, hai tratteggiato
con parole semplici e soavi
il ritratto di donne antiche
dalla lunga chioma stretta in doppi serti
è trattenuta in ampi fazzoletti;
Sono i volti dei nostri avi,
chine sulla terra rossastra a lavorare
dal canto del gallo ,
fino a tramonto inoltrato..
e salutano la sera con il rosario,
mentre l'ave Maria risuona per l'aria.
Sempre affascinanti i tui versi.
Dora
Per fortuna questo nuovo PH ha di buono che ripropone poesie di amici che chissà per quale ragione, non avevamo commentate. È stupenda! Hanno già commentato il commentabili Moyrim ed Eos... che altro dire... che mi hai trasportato nella tua terra e nel passato.. Non credo leggerai quel che scrivo perché ora sei Cory... abbraccio immenso Fabio