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Pubblicata il 30/12/2010
ode delle 5 (albeggia) l'albatros è solo - non deriso - in viso vi si legge un ghigno di luna (ghigliottina)
e matrigna l'erba lo culla sui flutti dei più alti cieli (fino a ieri all'imbrunire non v'era cielo alcuno)
distrutta la sintassi smembrato il discorso s'affanna (sbatte le sue imponenti ali) a cercare non senso dal senso (e sesso dall'amore e viceversa)
ma esse ciondolanti sbatacchiano a terra,
ed esso non si libra in volo.
un giorno stremato dalla derisione si gettò nel burrone, insidioso temuto e affascinante
si gettò tra gli afrodisiaci, molteplici e sfuggenti
e alieni uomini, troppo umani anzi
per lui ancora bestia.
all'auriga si incrinò l'elmo, perse i sensi
e davanti a lui disneyland, di perversione
- attimi di coito strozzato -
e sulla giostra il cavallo nero nudo immondo ed il castello un inganno il suono delle sirene
il richiamo delle muse
intontito impaurito disperato,
corse il nostro tutto d'un fiato affacciandosi al lago
si vide riflesso e rise stentoreo al proprio sè stesso di vetro riflesso
chè spesso esso s'ingannò sul sesso
prenditi dammiti tutturuttù
e nel cesso buttò per lo stesso la sua dignità
ed ora l'albatros ad ali spiegate
si spiega alla fine il suo dolore:
lui vuole quel che già ha, ha avuto e sempre avrà.
quella donna ti ama stupido pennuto è stato un rischio, ad averlo saputo non sarei qui
(o lì o là ma non con lei)
che sono secoli che ci vogliamo,
calamite e mareggiate
ci sospingono lontano
polo positivo e polo positivo
io scrivo e piango e nel fango mi trovo
questo, mi sono voluto da me:
ben mi sta, cocciuto pennuto
per aver amato troppo sono stato sconfitto.
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Ci sn momenti in cui trasmetti carnalità e fuoco, altri in cui tutto sembra molto ironico, quasi a voler prendere in giro la tua stessa sofferenza, in altri momenti emerge cinismo. Sembra una presa per il sedere, mi piace molto

il 10/01/2011 alle 22:01