PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 09/10/2010
C'è stato un tempo
in cui eravamo felici
per un gioco semplice,
un pallone sgonfio
calciato contro una siepe,
un tappo che correva
sul bordo sbrecciato
di un marciapiede,
un salto sopra fuochi
che illuminavano la sera.

Che resta di allora
mi chiede mio figlio,
lui che non conosce nulla
di quei giochi svaniti.
Niente gli dico, se non
un bambino che non vuole
morire e grida ancora
e sempre nella mia anima.
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mi ci ritrovo, e la chiusa sembra quasi un urlo stanco e disperato...

il 10/10/2010 alle 06:54

un bambino intero? niente gli dico, ma è tutto, tutto!
il fanciullino pascoliano va curato a dovere, bravo da rich.

il 10/10/2010 alle 12:59

pulita, contenuta, malinconica....dice molto con poco (quel giocare ai tappi è un ironico contrappeso ai videogiochi di troppi figli senza passati prossimi o remoti realistici...).
un saluto
nicky

il 10/10/2010 alle 22:18

Coltivalo e conservalo quel bambino,il ricordo ti aiuterà a restare sempre bambino.Bella poesia.Ciao.

il 11/10/2010 alle 08:16