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Pubblicata il 26/07/2010
"Domicilio coatto

“Quando bussa il dolore”

Non so se altrove
Fosse già stato scritto
Il giorno o il mese,
ma accadde.
Fu in maggio.
Un brivido raggelò la casa
e la gemma ancora chiusa
sopra il ramo.



1
Quando tutti gli abitanti sono felici
La casa risuona di voci,
similmente ad un carillon
che diffonde armonia.
Una marcetta scandisce le ore,
del giorno e della notte.

In perfetta simbiosi scorrono le vite parallele:
quella inerte degli infissi
e quella in fermento
degli sposi, dei figli e dei fratelli.

Quando il Dolore si presenta alla porta,
esibendo le sue credenziali,
tutti gli abitanti flettono il ginocchio,
come perdenti che depongono le armi.

Si subisce impotenti, la sua presenza,
pari a quella di un ospite sgradito
che impone dittature.

Si ferma il carillon.

Le ore vengono scandite da un lento rintocco
di campane.
Freddo e monotono rintocco
che spegne dalle bocche l’allegria.

Una nube si installa sopra il tetto
E non permette al sole di brillare.
Mutano di rotta persino le stagioni,
i gesti e le parole subiscono castrazioni,
si usa il parlare sommesso
fino ad avere parvenza di bisbiglio.
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quando il dolore arriva il tempo smette di scorrere, tutto, persone e cose sembrano cristallizzarsi in quel momento fatale: non c'è più prima non ci sarà più dopo.La "gemma in boccio" non fiorirà mai più e "sulla favola bella" che è la vita cala per sempre il sipario.
bella , molto bella.
baci eos

il 26/07/2010 alle 10:37

chissà perchè ho paragonato sempre il dolore al lato obbliquo di un triangolo rettangolo. Pronunciavo con facilità e quasi piacere i lati perpendicolari: i cateti mi entusiasmavano ma faticavo a pronunciare correttamente l' IPOTENUSA che mi appariva una sorta di arpia pronta a graffiarmi.
Forse il mio dolore è partito da lì.
Vorrei averla scritta io questa splendida tua poesia
affetto
ninomario

il 26/07/2010 alle 12:34

gran bel tema, mi piace quel flettersi delle ginocchia come perdenti che depongono le armi,
ed è verissimo che i gesti e le parole subiscono castrazioni fino al momorio, rich

il 26/07/2010 alle 12:50

Per Eos, grazie per l'attenzione che dedichi ai miei versi, mi analizzi come una sonda leggera che non strappa lembi di carne da dove passa....(ti dirò in privato donde mi viene questo paragone...per te Nino, nel ringraziarti per il tuo considerevole commento vorrei dire che pubblicherò ancora qualche "stanza" di questo poemetto...ma sappi che la casa, intorno alla quale si snoda il mio percorso, è anche fucina di affetti e di gioie....
a presto.
grazie. anna
anna

il 26/07/2010 alle 14:13

Quando spunta il dolore ogni verme si sente serpente...
Se c'è la forza, ogni serpente viene schiacciato...

il 26/07/2010 alle 16:42

quando è la madre a soffrire....

il 26/07/2010 alle 19:50

Discri qui si parla di quando il dolore, la SOFFERENZA colpisce un membro della famiglia e specialmente la Mamma...tutto il resto si piega in due...si parla sottovoce si accetta la malattia come la presenza di un dittatore...

il 26/07/2010 alle 19:52

Hai ben descritto molti particolari della sofferenza, come se avessi una grande esperienza. Penso che la sofferenza possiede un significato intrinseco che può essere svelato, o meglio (la sofferenza) può essere accettata, attraverso la meditazione della passione di Cristo. Nelle sue piaghe dobbiamo nasconderci ... Un abbraccio, Fabio.

il 26/07/2010 alle 20:40

era chiaro!
sarà che alla morte dei miei genitori, avvenuta tanti
anni fa, ho reagito diversamente da come si
paventa nella tua poesia...

il 26/07/2010 alle 20:55

la conosco bene perchè entrai in empatia con mia madre...

il 26/07/2010 alle 21:37

non pavento, descrivo come automa ciò che mi accadeva....ero scriba degli eventi che mi vedevano coinvolta...ma non lo feci subito Discri..lo feci dopo che tutto era finito...raccogliendo in me il ricordo di gesti e parole

il 26/07/2010 alle 21:40

non dimenticherò mai più
quel battito di ciglia
della mia mamma
come ultimo saluto per me
e la mancanza perenne
della sua tenera carezza
sul mio viso.
complimenti per la poesia
dolcissima Anna.
Marygiò

il 27/07/2010 alle 08:29

ineccepibile e verissimo quello che dici, come trovarsi di fronte ad una forza troppo forte, non resta che piegarsi...

il 27/07/2010 alle 11:05

Quando bussa alla prta il dolore, rimani paralizzata,
senza forze..Si subisce impotenti, la sua presenza,
e si rimane chiusi in un silenzio muto..
E prima di elaborare il lutto ci vorrà molto tempo..per riaverti...
Cara Anny, purtroppo anch'io ho vissuo questi momenti difficili con i miei cari.
Un abbraccio.
Dora

il 27/07/2010 alle 21:56

Ho letto la tua poesia con brama e partecipazione. Trovo molte belle immagini, talune anche di indubbia bravura. Il cuore della poesia è però una sola frase: «Si ferma il carillon...». Mi piace la conserverò, anche se un po lontana dalla mia sfrenata voglia di minimalismo, tra le più belle lette in questo sito. Brava.

il 28/07/2010 alle 11:24

Scusa se commento a ritroso... le avevo lette ma non avevo il tempo di commentarle
Me le son copiate ovviamente per rileggerle nel tempo, son davvero eccezionalmente belle
Fabio

il 03/08/2010 alle 23:06