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Pubblicata il 08/07/2010
Siamo Uomini, non Caporali

Il neonato non conosce il sapore del latte
eppure, nutrendosene regolarmente,
ci si attacca in modo tale che,
quando lo deve abbandonare,
per sostituirlo con le pappe più solide,
comincia a protestare.
La madre però non si dispera
e lo persuade ad assumere
piccole pappe ogni giorno;
con questo paziente processo
lo porta a gradirle sempre più
e ad abbandonare il latte.
Con la pratica la pappa diventa
ora il suo cibo naturale.

La mamma però lo svezza con amore
anche a cibi più consistenti,
fino ad abituarlo ai cibi solidi;
in tal modo diverrà così naturale
il cibo solido per il piccolo uomo,
che se una volta gli venisse a mancare
egli metterebbe il broncio
e inizierebbe a urlare come un ossesso.

Così anche per i piaceri dei sensi,
sono naturali da principio ma,
con la pratica e ascoltando i saggi,
lentamente trarremo gioia maggiore
dall’ascolto della gloria di Dio,
cibo solido per la nostra anima,
dopodiché non potremo più esistere
senza quell’atmosfera di sacralità,
neppure per un minuto!

La compagnia delle chiacchiere del mondo
non ci attrarrà più e sentiremo
che non c’è niente di così dolce
come l’ascoltare i racconti
dello splendore di Dio.
Ciò avvicinerà sempre più a Lui,
ma per ben comprendere la Divinità
il semplice desiderio di conoscenza
e lo studio dei Sacri Testi
sono sì necessari, ma insufficienti.

La prima qualificazione da acquisire
è la discriminazione tra il transitorio e l’eterno,
tra il Sé e il non-Sé o ciò che appare Sé.
Soltanto il Sé non va soggetto a cambiamenti,
è Verità Imperitura e quindi Assoluta.
Bisogna ottenere questa convinzione
incrollabile con la corretta pratica
che porta per sua natura a non più abbandonarla.

La seconda qualificazione da acquisire
è la rinuncia al desiderio di godere i frutti
delle proprie azioni, ora e in futuro,
questo è chiamato “distacco”.
Il giusto distacco è agire senza agire,
cioè agire offrendo con il cuore
i frutti dell’agire al nostro interiore Signore.
Non significa abbandonare terra e casa,
moglie e figli, per rifugiarsi nella foresta
o in un eremo o su una montagna,
ma richiede la consapevolezza del fatto
che il mondo è transitorio e,
conseguentemente a questa,
l’abbandono dei sentimenti di “io” e di “mio”,
ma soprattutto richiede l’abbandono dell’idea
di essere caporali e non uomini.
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trovo sempre interessante e stimolante la tua lettura, i tuoi temi meriterebbero un dibattito tra tutti noi, un forum, che purtroppo qui non c'è...un saluto

il 08/07/2010 alle 13:10

qui non è possibile; grazie delle tue parole.

il 10/07/2010 alle 08:23