scuotete dai paludamenti
del Re celeste la sabbia inferocita,
lasciate che morda i prati del mondo
fino a trasformare Manhattan
in un equivoco arrugginito
e Parigi in un pazzo party di cavallette
e grillitalpa,
poi prendete la mia carne che ha adorato
e macellatela per i denti neri del buio
finché reggerà la sua mandibola,
questa poesia in forma di apodosi
scalfitela nei minerali perenni