Frenano dita sui riccioli,
discesa dal monte alla valle
fremito dell'umida fonte.
Alza vigili orecchi la volpe,
al suono dell'acre odore
annusa nell'aria il tardo venire
di muschio madido di sudore.
S'apre bramante caverna,
ruvide pareti di rosse nervature,
varco irresistibile tra buie colonne.
Attarda la volpe tra il cespuglio,
succose acerbe bacche di fuoco,
lingua avida dell'amato sapore.
Lo scavo bagnato dalla densa saliva,
cola desio lungo la morbida pelle
e arresta il dito divagante,
chiede inarrestabile tempo,
prima che invaso sia di seme.
Nuda volge la schiena segnata,
richiamo tra rotonde colline,
divise dall'inviolato passaggio,
non teme bocca maestra,
che soffia sul buco di flauto.
Ogni freno è lasciato,
risucchio dell'anima e della mente
nel marmo che diventa seta...