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Pubblicata il 28/05/2010
M’inginocchio e contemplo il tuo tremore,
quel tremore che vorrei tanto fermare,
e m’inchino e rispetto il tuo dolore,
io non credo,
ma vorrei poterlo fare;
io vorrei perdonare chi il tuo male ti fa,
chi il suo male ti da.
O mia ciarek,
mia soave,
io vorrei trovar la chiave
per aprire quella porta che ti porta un poco di felicità;
quanto bene io ti voglio
forse mai nessuno,
niente e mai nessuno,lo saprà.

Ma la colpa poi sarà mai di qualcuno,
tanto bieco, da deridere un suo amico?
E’ una corsa a chi più vuol fare del bene
con la mente ma non certo con la mano;
tu rifugiati,
se puoi,
in quel nascondiglio che
ti creasti con i rami di quel pino nel giardino,
per nasconderti fra gli aghi
che pungevano il tuo naso infreddolito;
era niente quel tormento,
ora è grande e il tuo lamento,
lo comprendi tu soltanto
e tu additami per non aver capito niente.

filidoroedargentonmsEsettesei
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qualche giorno prima le dissi: dai non fare così! e lei lentamente mi puntò il dito senza dirmi niente
ciao leo grazie per la comprensione
ninomario

il 29/05/2010 alle 08:57