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Pubblicata il 19/04/2010
Mendicante che stendi la tua mano,
da quando, da lontano,
vedi che il sole sorge e s’avvicina, lenta
l’ombra del braccio teso a quel tuo corpo offeso, contenitore stanco e rassegnato
di un’anima ingombrante, da tempo spenta;

mendicante che, quando si fa sera,
pensi alla tua carriera
fatta di giorni uguali, uguali a questo,
speranza di far meglio, far sempre meglio e presto,
per distaccare il branco galoppante
assieme al comandante e a tutto il resto;

mendicante che giunto a mezzanotte
rivivi le tue lotte,
ne avessi vinta una, una soltanto almeno,
almeno il desiderio convinto e veramente serio,
sia l’ultima tua notte sulla terra
che arcigna ti fa guerra, ti vuole sotto.

Poi venne il coraggio di dire basta;
fu festa grande, la grande festa;
tanti i sorrisi di gente mesta
volti contriti, sguardi funesti.

Addio terre promesse, addio,
addio monti di fuoco, addio,
addio fiumi di lava, addio,
addio foreste vergini, addio,
immerso in sabbie mobili, sono io.

lucciolespentenms1512000
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Ciao nino.......bellissima e pofonda in essa può specchiarsi tanti di noi... siamo un pò tutti mendicanti con la mano tesa in attesa che qualcosa di valido ci dia ancora la forza di andare avanti prima che le sabbie mobili ci sommergano completamente.
Complimenti ....un caro ed amichevole saluto....GABRIELA.

il 19/04/2010 alle 18:47

Beh, credo di non meritare tanti elogi espressi peraltro in maniera squisita e con una gentilezza inusitata. Per tanto mi permetto un affettuoso abbraccio.
ninomario

il 19/04/2010 alle 19:07