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Pubblicata il 16/04/2010
Le pagine del libro di Isabelle Aubry sono pagine vere di vita, in cui la protagonista racconta se stessa, l’infanzia rubata dal padre che prima abusa di lei e poi la offre come merce a coppie scambiste, facendola partecipare anche a delle orge.
In quelle notti “apparecchiate” dal padre, Isabelle è costretta a staccare il cervello e a concedersi a più uomini, anche dieci in una notte.
Nell’arco di due anni la Aubry colleziona circa cinquecento rapporti, ma il padre è felice di aver trasformato la figlia in un “automa” efficiente e funzionale ai propri bisogni.
Di tutto ciò, la madre sembra non accorgersi, ella conserva una naturale neutralità come se non fosse un obbligo di madre indagare e custodire l’integrità di una bambina incapace di difendersi da un padre violento e perverso.
La madre di Isabelle le negherà il dialogo, l’affetto, la protezione, in cambio però le offre il suo silenzio.
La storia di Isabelle è soprattutto una storia di profonda solitudine dove a pagare è la parte più debole, all’interno di in una società che ha elevato l’apparenza a verità e sostituito i buoni sentimenti con il perbenismo e il benessere economico.
Dall’incesto Isabelle Aubry non ne esce, la sua testimonianza è un lungo elenco di disturbi scatenati dalla mancanza di amore, di serenità, di gioia.
Un libro assolutamente da non perdere per comprendere il dramma dell’incesto, le conseguenze che genera su chi lo subisce, gli aspetti legislativi, la mentalità corrente.
Un libro forte, vero, terribile, disperato.
Ma è anche un libro che parla dell’amore, cercato a lungo dalla protagonista e trovato nella nascita di un figlio e nella stabilità di un matrimonio appagante, equilibrato e sincero.
Isabelle Aubry: 45 anni, presidente dell’Associazione internazionale vittime dell’incesto (AIVI).
Il sito che offre informazioni utili e che è in grado di dare un aiuto alle vittime dell’incesto è: http://aivi. org
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non sapevo dell'esistenza di questo libro che la tua presentazione mi ha fatto venir voglia di leggere.Riassumi in poche parole il contenuto ed elevi a dramma sociale il dramma personale della protagonista.Non sono molto d'accordo sul fatto che l'incesto e la mercificazione dei figli sia un problema legato alla nostra odierna società ,che ha elevato a dio il denaro. Perchè orrori simili sono di tutti i tempi e di tutti i luoghi e sono secondo me da ricercare nello snaturamento di alcuni, nella loro incapacità di considerare sacra la vita .E questo a prescindere che si tratti di una società ricca o povera.Penso che in questi casi la colpa sia personale senza bisogno di scomodare la società.
cmq leggerò sicuramente il libro :ne parli in modo entusiastico e mi fido!
un abbraccio eoskarma

il 16/04/2010 alle 12:53

Ciao, Eos. Nella mia breve recensione non parlo dell'incesto e della mercificazione dei figli come di fenomeni radicati nelle società ricche. Faccio invece riferimento al vuoto dei valori tradizionali, come il rispetto, la salute e l’integrità dei figli che vengono sostituiti dall’apparente felicità, dal facile moralismo che spesso è una forma di ipocrisia e dagli interessi economici. Perché dico questo? Nelle pagine autobiografiche del libro la piccola vittima non sapendo con chi confidare il suo dramma, nasconde per molto tempo la sua sofferenza, il suo intimo e straziante disagio, fingendo di svolgere una vita normale, addirittura sorride tanto proprio per dare la sensazione di essere una bambina felice. Finge anche la madre della protagonista che per anni non si accorge di nulla! D’altronde è facile capire che uno scandalo avrebbe compromesso la serenità e il bilancio economico familiare nell’eventualità di un divorzio. L’incesto viene punito dalla legge con la reclusione, ma non costituisce per i psicologi un’anomalia, come ad esempio avviene per la pedofilia. A questo riguardo la pedofilia rientra nell’elenco delle parafilie, mentre l’incesto nasce da relazioni promiscue e autarchiche, secondo la definizione di Racamier. In fondo nelle antiche società l’incesto era una pratica molto diffusa, mentre ai giorni d’oggi in virtù del cambiamento della cultura è considerato un reato. Mi sembra ovvio che di fronte ad un reato, le responsabilità sono da addebitarsi al singolo e non all’intera società. Baci, Fabio.

il 16/04/2010 alle 16:23

toucheè!
baci eos

il 16/04/2010 alle 16:41

fortunatamente io sono appassionata di libri di medicina
preferisco immeggermi nel corpo umano,
mi sento così male quando sento queste cose orrende
che preferisco non leggerle, lo so, metto la testa sotto la sabbia per nascondermi.
comunque ti devo fare i miei complimenti
per come l'hai raccomtata la storia.
un salutone.
Marygiò

il 16/04/2010 alle 18:36

Non l'ho raccontata, ma solo accennata, perché vorrei che compraste il libro, per aiutare così, l'organizzazione dell'autrice. Un bacio, Fabio.

il 16/04/2010 alle 19:20

Piccolo spazio pubblicità?
La cena, mi sono rovinata.

il 07/05/2010 alle 20:13