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Pubblicata il 16/04/2010
Vurrìa, Vurrìa

Anche dopo aver ottenuto molte lauree,
se si manca di purezza di cuore
non si può essere definiti Educati veramente.
L’essere umano deve realizzare la verità
che i Sacri Testi esprimono simbolicamente
come distanza dell’uomo da Dio;
in verità questa distanza è la stessa
che egli ha da Sé stesso quando, ad esempio,
alza gli occhi al cielo.

Da giovane mi ritrovavo spesso col naso all’insù
a rimirare il cielo terso e pulsante di luccichii
che sembravano volermi parlare
e chiedermi perché tale meraviglia
non suscitava in tutti i cuori lo stesso amore,
perché in alcuni suscitava addirittura odio mortale?
Di notti stellate, piene di calura tra i vicoli di Napoli,
se ne vivevano tante in estate,
e quindi tante volte preferivo uscire
all’aria aperta per cercare un po’ di refrigerio.

Oggi, che ho i capelli imbiancati dall’età
e vivo lontano da Napoli (miseramente peggiorata
con una sinfonia ululante crescente,
delinquenziale in modo esponenziale!),
spesso rivivo quei momenti magici
e ingenuamente mi richiedo:

Dove mai si può trovare la chiave del mistero
di questa meraviglia di cielo stellato?
Dove si trova la chiave dell’Universo che tanto mi affascina,
spesso addirittura fino ad una lacrima d’amore?

In quel momento il pensiero torna laggiù, nel mio natìo;
l’anima tutta si distende come zucchero caramellato,
e aleggia nel cuore un antico amore.
Una melodia vagheggio,
mentre nei vicoli risento un lamentìo che si affievolisce:
Vurrìa, vurrìa…,
diventa il pianto di un bambino,
l’incanto di una voce che ritorna scugnizza,
si rompe, rimbalza lenta tra i muri bui addormentati e,
pulsante, arriva alla mia memoria…
e un dolce nome mi sovviene!

O melodia dell’anima, che tutto ritieni e mimi,
nel tempo ogni inganno in te diventa lecito dolore,
pur di compiacere, tiranno, il tuo padrone e signore
che trasfigura in ego i vortici d’amore
tra i poli di una possente calamita chiamata vita,
dove l’anima viene attirata,
ora da un polo ora dall’altro polo,
fino a che si svuota di ogni desiderio
e diviene libera e pacifica,
pronta per la fusione agognata in Quello,
l’Infinito Oceano del Puro Amore.
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Dal libro "Vurrìa, Vurrìa"
http://www.ilclubdeilettori.com/prodotto-143659/Vurria-Vurria-di-Vincenzo-Troilo.aspx
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letto il titolo pensavo fosse in dialetto e me la sono data a gambe perchè sono del nord come i confederati di John Wayne poi però ho rifatto il giro
e il tuo italiano è insolitamente buono e la quinta strofa come la quinta strada di una città è incantevole, salve da rich

il 16/04/2010 alle 10:48

Grazie del commento, in particolare della frase:
"il tuo italiano è INSOLITAMENTE buono", quasi
come se il mio SOLITO italiano non fosse buono!

Ok amico mio ... no, la tua firma è femminile,
quindi "amica mia", se lo vorrai.

Un saluto
discri

il 16/04/2010 alle 14:09

insolitamente era riferito alla media di ciò che si legge tra chi scrive senz'esser conosciuto dai più,
naturalmente, non mi sarei mai permessa(e non so nemmeno cosa scrivi di solito), ciao discri

il 16/04/2010 alle 19:34

Se mi leggerai saprai cosa scrivo di solito.
Ciao e grazie
discri

il 18/04/2010 alle 11:55


Ogni passo è dulore
si pure guarde n'cielo
sapenne ca Gesù
purta na croce
ca nun puorte tu...
e cammina cammina
t'accurge ca a ferita...
nun te sanguina chiù.
annarella.



il 25/04/2010 alle 10:08

Grazie Annarè, sei proprio sanguigna!

smack

Vicié

il 12/05/2010 alle 15:11