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Pubblicata il 29/03/2010
Era una piccola chiroptera dalle grandi ali-membrana che l'avvolgevano quasi sgraziate, mantello troppo grande per quel suo corpicino tremante da pelo scuro ricoperto. Il suo musino era specchio della furia che dentro l'agitava, i suoi canini erano avorio letale abbagliante nella notte. Quelle ali, ancora doveva imparare ad usarle. Erano qualcosa d'immenso che al suo controllo sfuggivano. Le sbatteva con foga stancandosi molto. E nessun risultato otteneva.
Gli unicorni, maestosi nei loro corpi vestiti d'una perfezione che quasi oscurava il sole, pietosamente l'osservavano. I lunghi colli opalescenti reclinavano sopra di lei, incuriositi da tutto quel feroce trambusto.
-E tu chi sei?- chiesero gli unicorni
-Sono Pipistrella e devo imparare a volare-
-Ma perché tutto questo chiasso?-
Pipistrella fermò i suo arti. Guardò gli unicorni. Erano belli loro. Magnifici. Eleganti. Silenziosi. Erano divinità irraggiungibili che ora le si accostavano per chiederle spiegazioni. Lei era rumorosa. Decisamente troppo. Era solo una patetica chiroptera che doveva imparar a volare.
-Ho le ali troppo grandi. Son nata così. Non dovevano esser così giganti. Non riesco a controllarle bene-
Gli unicorni la guardarono strano. Lei si sentì terribile. Non avrebbe voluto la guardassero così. Non avrebbe voluto apparir così manchevole a quei mirabili occhi. Sprofondare nella terra vergognandosi d'esser quello che era.
-Dov'è il tuo compagno Pipistrella?- chiese ad un certo punto un unicorno guardandosi sospettoso intorno. Pipistrella non capiva. Cosa intendeva l'unicorno?
-Dev'esserci qualcuno con te. Noi abbiamo tutti un compagno. Dov'è il tuo?-
-Ma io non ho un compagno. Non ce l'ho mai avuto-All'unisono gli unicorni ebbero un moto quasi di sdegno. Parlottavano tra loro. Pipistrella a quel punto desiderò davvero scomparire. Non sapeva cosa aveva fatto di male. Ma sicuramente qualcosa aveva fatto. Gli unicorni sembravano davvero contrariati.
-Capisci che non è una cosa normale?- le dissero in coro -Tutti devono avere un compagno-
-Come pensi di poter far nascere dei piccoli senza un compagno? Chi ti procaccerà il cibo?-
Pipistrella proprio non capiva. Lei non aveva mai pensato a queste cose. Lei voleva solo imparare a volare. Voleva sentire l'aria sferzante a graffiarle il musino, vedere il mondo che pian piano da lei si allontanava. Apprendere l'uso di quelle ali enormi in modo ammirevole. Con eleganza. Con maestria. Altro non voleva. Era solo una patetica chiroptera che doveva imparar a volare.
-Ma io voglio solo imaparare a volare- urlava per sovrastare le risa degli unicorni che coprivano il suo disperato pianto. Lo ripeteva finché aveva fiato nei piccoli polmoni. Che lei desiderava soltanto il vento sfidare. Lei era brutta, piccola, sgraziata. Loro erano magnifiche creature. Dalle eleganti pose. Dai corpi perfetti. Dall'immacolato candore. Loro la deridevano. E più le risate cristalline al cielo salivano più si mutavano in rabbia e rabbia feroce che Pipistrella ingoiava insieme al sudore che il suo furioso sbatter le provocava.
Poi il miracolo. Di colpo. Un balzo pazzesco. All'improvviso volava. Volava nell'aria. Spiegava le sue ali-membrana come fossero delle vele che il mare solcavano. Vascello incantato che la portava lontano. Sempre più lontano. S'alzava in alto. Vedeva il mondo che da lei si allontanava. Vedeva gli unicorni laggiù a guardarla ora così leggiadra. Ora che il vento sferzante sfidava.
E non voleva più sprofondare nella terra vergognandosi di essere ciò che era.
Perché adesso sapeva volare.
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Che bella favola hai scritto! Con quelle ali enormi ,che la rendono sgraziata e la impacciano nei movimenti, troverà alla fine la sua dimensione :è una creatura dell'aria ,non terrestre e il cielo è il suo habitat naturale.
La morale è ,secondo me, che ciascuno dovrebbe ricercare in sè i suoi punti di forza e seguire le proprie inclinazioni naturali e non quelle che vuole perchè sembrano migliori.Così tutti impareremmo ,diversamente ,a "volare".
un saluto eoskarma

il 29/03/2010 alle 21:11

Ti ringrazio.
Dall'aere scuro della notte,
Pipistrella ti saluta.

il 29/03/2010 alle 21:15

Inedita Demonia, in questa novella che richiama Fedro e La Fontaine per il carattere di insegnamento atttraverso la metafora del mondo animale, bellissima la sensazione che trasmetti nel volo finale, decisamente liberatorio.
Mi rammenti una poesia che ho scritto due anni fa,
"Chiroptera di Vespero", che mi è rimasta nel cuore...
Un abbraccio!
Axel

il 29/03/2010 alle 21:46

Grazie Axel.
Ho scritto di me.
Soltanto di me.

Un saluto da Pipistrella.

il 29/03/2010 alle 23:01

un saluto a pipistrella volante, da pipistrella "dis-alata"

un bacio con abbraccio in smack
liz

il 30/03/2010 alle 12:04

Sto ancora aspettando d'imparare a volare, come Pipistrella.
Le ali gigantesche..quando si tramuteranno in vele bellissime?

Un bacio a te, mia liz.

il 30/03/2010 alle 12:57

era ovvio che tu parlassi di te, carissima... Nessun artista ha per oggetto il mondo se non visto attraverso la propria interiorità...
un abbraccio
Ax, ex BatMan...

il 30/03/2010 alle 15:26

Io invece nn ho mai imparato ad atterrare
Per questo mi sono dis-alata!
ciao mia Demsmack!

il 31/03/2010 alle 16:20