Refolo d’aria,
appena un respiro,
brezza sottile
qui sulla cima.
Specchiano gli occhi
orizzonti lontani,
mari celesti,
dai voli solcati.
L’ombra si stringe
infondo ai dirupi.
Sole che incede,
potente ed asciuga
piccoli orli,
ricami di brina.
Qualche ronzio,
nel lieve inebriato,
misto all’effluvio
d’erba montana.
Qualche pensiero
che resterà muto
dentro il confine
di un solo sospiro
Ore più amate,
simili a piume,
ardono lievi
nell’aria leggera.
Oltre quel ciglio
però, nell’abisso,
vita confusa
ama e dispera,
si desta, bestemmia,
ora prega ed implora,
sfaglia a sinistra
poi scarta a destra
e nella corsa,
urta, si piega
muore e rinasce
priva di meta.
Chiede, non chiede
vuole, gli spetta.
Erge o dissacra
non sa più capire.
Ecco si arresta
ma è solo per poco,
torna a ciarlare,
chioccio banale.
Lenta la bruma
rintuzza la valle.
Sfuma il castello,
la torre più alta,
poi il grande sistema
(pensiero più forte)
l’antico nemico
quell’uomo di troppo
certezze, sviluppo,
acclamate grandezze,
nel limo arrogante
di carne e di ossa
che bolle, che scorre
che infligge il suo male
ed altro non vuole.
(Il silenzio lo sa,
qui sulla vetta,
guarda paziente
ed aspetta!)