PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 30/01/2010
Tu che vuoi poesie d’amore,
fragili alambicchi che le fiamme
in fretta consumano, ed ancora
presso polveri di tende rialzate
vai scemando l’ultima ora della
tua fatica;
io non ho orlato di vento
la consuetudine delle tue attese
mobili e accoglienti, esigenti
e mai sfarzose, anche se il pungolo
d’ogni roccia in questo afrore che morde
mi ha dato sopravvesti di spade e
grafie sonnolente.
E’ a ogni ribollire del vicolo che si
fa stradone, del tetto che diventa
ansietà di cielo, che accosto le membra
alle bugie del tuo altrove, perché
non trovo sfoggio in questo rituale
del dormire vicino a un ecloga che ogni
sera scompare.
Si, mi dirai, il pensiero è l’unico
figlio superstite, dopo che la casa è già
erosa, e noi siamo scesi in piazza come
tristi orologi che si appagano a vicenda,
in mezzo all’imbarazzo della gente comune.
Ed è vero; se le poltrone di questo teatrino
scondito in periferia, dove c’è sempre
un eroe svettante alla ricerca del senso compiuto,
dovessero adesso ricompattarsi, e divenire
un unico urto di plagi e malinconie, tu forse
tradiresti quel nome, e lo venderesti, per qualche
scintilla di mesi senza singhiozzi, né complicanze.
  • Attualmente 0/5 meriti.
0,0/5 meriti (0 voti)

grande prova poetica!
ciao
lilli

il 30/01/2010 alle 12:54

bravo,ti risento ,ciao cate

il 30/01/2010 alle 17:14